Vento di terre lontane (Jubal-1956, D. Daves)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Alfredo Capitani sceglie di suddividere lo spazio del manifesto in tre porzioni, ponendo in primo piano un uomo e una donna, in secondo piano una combriccola di uomini a cavallo e sullo sfondo una carovana lanciata al galoppo. Le tre porzioni rappresentano quindi tre scene temporalmente separate, come suggerisce l’uso proprio della luce per ognuna di esse, infatti il primo piano è illuminato da una calda luce che inonda completamente i corpi dei due protagonisti, mettendo il risalto il viso serio e compassato di Glenn Ford (Jubal Troop), intento in abbraccio protettivo verso Felicia Farr (Naomi Hoktor), che indirizza allo stesso uno sguardo bisognoso. I cowboy centrali, raffigurati mentre brandiscono le armi, sono invece completamente in ombra, punteggiati solamente da un riflesso rosso proveniente da sinistra, una scelta questa che li rende ancor più minacciosi; la carovana sullo sfondo è invece immersa in un caldo color ocra, che rende l’idea sia delle sterminate prateria che del sole alto tipico dei territori a west. Le tre scene seppur slegate tra loro, implicano però una correlazione narrativa che viene esplicata dall’uso della luce stessa, che suddivide il manifesto in un semplice “buoni contro cattivi”, infatti le parti illuminate corrispondono ai “buoni” ovvero Jubal, un buon lavoratore che a sua insaputa si ritrova coinvolto in un intrigo amoroso, pur non essendone minimamente interessato perché innamorato di Naomi, una giovane donna appartenente ad una carovana di predicatori e i “cattivi” ovvero i mandriani ranch di Shep Horgan (Ernest Borgnine), che minacciano cercano vendetta verso Jubal e si accaniscono contro la carovana degli stranieri. In questo caso Capitani ricorre al semplice uso differenziato della luce per veicolare al fruitore del manifesto, i legami che saranno alla base della sceneggiatura, creando così una narrazione visiva, sostenuta anche dall’uso del colore. Per i due protagonisti vengono utilizzati colori brillanti e pieni, mente i visi sono resi tramite l’utilizzo di un ritratto fotografico particolarmente riuscito e fedele. I cowboy sono resi grazie alla gradazione in chiaroscuro di colori molto scuri, che accentuano appunto la caratteristiche pericolose della compagine. Infine la carovana sullo fondo è modulata grazie all’uso di delicate pennellate, che consentono di definire le sagome dei cavalli, del carro e degli occupanti grazie al solo uso della luce e del colore marrone. La parte dei crediti è racchiusa nello spazio bianco lasciato libero dall’immagine, nella porzione bassa del manifesto, dove gli attori più famosi sono inseriti prima del titolo, che occupa l’intera larghezza del manifesto, mentre gli attori secondari sono inseriti cn un carattere più piccolo, dopo il titolo. Piccola nota di colore, Charles Bronson presente nel cast come interprete del personaggio di Reb Haislipp, non compare affatto nei crediti del manifesto: infatti l’attore, già molto attivo da qualche anno, è ancora lontano dal grandissimo successo che arriverà con i grandi film western.
Alfredo Capitani (Ciampino, 1895 – Roma, 1985) è stato uno scenografo, pubblicitario e pittore italiano. Dopo aver frequentato l’Accademia Inglese di Belle Arti di Roma e il conseguente diploma in scenografia, si dedica inizialmente al teatro, approdando successivamente al cinema, fondando nel 1919, uno studio per la realizzazione di manifesti pubblicitari. Questo gli consente di entrare in contatto con altri pittori, con cui collabora per la preparazione di allestimenti per sale cinematografiche, con grandi manifesti murali e pitture che venivano spesso utilizzate in diversi cinema. Proprio in questo periodo conosce Luigi Martinati con il quale fonda una società per il lancio di pellicole, la Maralca. Capitani lavora sia per produttori italiani che americani come MGM, Fox e Columbia Pictures, diventato l’autore del manifesto di manifesti famosissimi come ad esempio quelli per i film Gilda, Moby Dick, Oceano rosso, Sfida infernale, Gli amori di Carmen.
Chiara Merlo