Per un pugno di dollari (1964-B. Robertson ovvero Sergio Leone)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>La trilogia del dollaro di Sergio Leone si apre con questa pellicola, seguita da Per qualche dollaro in più (1965) e Il buono, il brutto, il cattivo (1966). Remake di La sfida del samurai (Yojimbo) di Akira Kurosawa, reinventa il genere diventandone un caposaldo.
I manifesti cinematografici dedicati ai film del genere westerne del suo derivato spaghetti western, richiamano tendenzialmente gli archetipi classici: polvere, praterie sconfinate, indiani arrabbiati, cavalli al galoppo, cavalieri e pistole. In questo panorama ben definito, il manifesto creato da Sandro Symeoni per questa pellicola, si presenta alquanto anomalo rispetto ai canoni utilizzati, mostrando un’immagine molto semplice formata da due uomini e le loro pistole, colti in una sorta di fermo immagine del duello. L’intuizione dell’artista trasforma pochi ed essenziali elementi in un’immagine carica di dinamismo, presentandoci l’uomo in secondo piano accucciato, come se avesse appena schivato un colpo, intento a puntare la pistola proprio in faccia al fruitore del manifesto, mentre lo sfidante colpito all’altezza del cuore, si contorce in primo piano. La scarsità di elementi (due uomini e due pistole), un fondo neutro che non suggerisce alcuna caratterizzazione del paesaggio, il dinamismo scaturito dal corpo ferito che si avviluppa su se stesso, superano la staticità tipica del manifesto cinematografico, catturano l’attenzione dello spettatore e lo trascinano nell’immagine, anche grazie al coinvolgimento diretto mutato dallo sguardo del duellante e dalla pistola puntata. La gamma cromatica impiegata è essenziale e rilegata solamente agli abiti dei due personaggi, senza alcun utilizzo espressivo, mentre il tratto di Symeoni scolpisce i volti dei due uomini, restituendo i sentimenti tramite le espressioni: una serie e concentrata, l’altra carica di dolore e di sconfitta. La forza dell’immagine risiede quindi nella sua essenziale semplicità e nella capacità di coinvolgere emotivamente il fruitore, che si ritrova catapultato al centro della violenza, quasi dovesse schivare anche lui dei proiettili volanti. Completa il manifesto la parte dei crediti, rilegata nella parte bassa, dove sono riportati i nomi “all’americana” per volere della produzione essendo una delle prime pellicola del genere presentate oltre oceano. Così Sergio Leone diventa Bob Robertson (nome d’arte scelto per onorare la memoria del padre, in arte di Roberto Roberti), Gian Maria Volonté è John Wells, Bruno Carotenuto diventa Carol Brown, Benito Stefanelli è Benny Reeves, mentre non riportati in questa versione del manifesto Don Savio e Richard Stuyvesant, rispettivamente Ennio Morricone, autore dell’indimenticabile colonna sonora e Mario Brega.
Sergio Leone riesce ad imporre la sua nuova cifra stilistica in un genere estremamente codificato, conquistando il pubblico internazionale, diventando il capostipite dello spaghetti western e contribuendo a fare dell’outsider Clint Eastwood un’icona cinematografica.
Sandro Symeoni, nome d’arte di Alessandro Simeoni (Ferrara, 1928 – Roma, 2007), è stato un illustratore italiano che si è dedicato principalmente alla cartellonistica cinematografica, realizzandole sue opere per le maggiori case cinematografiche, sia italiane che americane, tra le quali Paramount, Warner Bros, Columbia, Cineriz, Titanus. Un artista sempre in evoluzione, che ha saputo trasformare il suo stile nel corso degli anni. Tra le sue realizzazioni più famose troviamo Un americano a Roma, Per un pugno di dollari, La dolce vita, Profondo rosso, La grande abbuffata, Brutti, sporchi e cattivi.
Chiara Merlo