Totò cerca casa (1949- Steno e M. Monicelli)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Una deliziosa casa, ovvero il bene più prezioso e agognato, è posto da Carlantonio Longi al centro del manifesto mentre Totò con la sua tipica mimica, afferra e felicemente stringe il suo sogno.
L’artista cartellonista riesce così a condensare in due semplici elementi il nucleo della sceneggiatura, incentrata sulla spasmodica ricerca di Beniamino Lomacchio (Totò), che rimasto senza casa per colpa dei bombardamenti durante la Seconda Guerra Mondiale, ne cerca disperatamente una per se e per la sua famiglia. Longi riesce a rendere la fisicità così caratteristica del comico napoletano, grazie ad un uso espressivo del colore, utilizzato per “scolpire” il viso marcato dell’attore. Essendo un film di Totò, la trama non può che essere ricca di risvolti comici e così la leggerezza del racconto filmico, ben interpretato dal grande comico, viene trasmessa per mano di Longi proprio attraverso i tratti fisiognomici, con il busto di ¾ avvinghiato al modellino della casa, lo sguardo di taglio verso un immaginario fuori campo e il sorriso, che è quasi una smorfia, proprio “alla Totò”. In secondo piano, a fare da contorno all’attore napoletano, le tre figure femminili che fanno da comprimarie sia nella storia che nel manifesto. Tre figure completamente diverse tra loro, vengono restituite dall’artista grazie ad un ritratto realistico, all’impiego di un tratto delicato e all’utilizzo di una gamma cromatica sfumata, che ha il pregio di rendere le figure luminose e quasi eteree, rendendo così al meglio le diverse bellezze delle attrici co-protagoniste nella storia.
Il manifesto appare così armonizzato in tutte le sue parti, veicolando la comicità che permea il racconto filmico, considerato da più parti come uno dei più riusciti interpretati da Totò.
La coppia Steno-Monicelli con questa pellicola ebbe un grande successo al botteghino, mentre la critica si divise tra chi la considerava un lavoro abbastanza scadente, al contrario di chi lo considerava un parodia ben riuscita del neorealismo, con un Totò in grande forma.
Carlantonio Longi (Livorno 08/09/1921-Sinalunga 05/09/1980), dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte di Firenze e l’Accademia di Belle Arti di Roma, intraprende giovanissimo da prima l’attività di pittore, poi di ritrattista e soprattutto quella di cartellonista cinematografico. La sua attività nel mondo del cinema è durata circa vent’anni, dagli anni’ 50 agli anni’70, comprendo così il “periodo d’oro” del cinema italiano. La sua attività ha spaziato molti generi cinematografici, da Ladri di biciclette(Vittorio De Sica, 1948), a L’avventura (Michelangelo Antonioni,1960), passando da Senso (Luchino Visconti, 1954) a Totò e Carolina (Mario Monicelli, 1955), affrontando anche la sfida dei manifesti per film stranieri, come ad esempio Il mago di Oz (Victor Fleming, 1939).
Chiara Merlo