SEX AND REVOLUTION! e Fermo Immagine
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Il Museo Fermo Immagine collabora con la mostra SEX AND REVOLUTION! – Immaginario, utopia, liberazione (1960 – 1977), organizzata a cura di Pier Giorgio Carizzoni e sotto la direzione scientifica di Pietro Adamo.
La mostra avrà luogo dal 20 aprile al 15 giugno presso il Palazzo Magnani a Reggio Emilia, proponendosi di indagare con l’ausilio di centinaia di reperti originali d’epoca – rotocalchi, libri, sequenze cinematografiche, poster, fumetti, fotografie, brani musicali, oggetti e molto altro – la genesi delle trasformazioni nel modo di concepire e vivere la sessualità tra anni ’60 e ’70 negli Stati Uniti d’America e in Europa.
“Il corpo nella sua integrità diventerebbe oggetto di godimento: uno strumento di piacere”: così scriveva Herbert Marcuse a metà degli anni Cinquanta, indicando con termini psicanalitici la prospettiva di una sessualità gaia e salvifica. L’importanza cruciale del sesso nella vita e nella psiche umana, emersa a partire dagli studi freudiani a fine Ottocento e dalle coraggiose tesi di Wilhelm Reich negli anni Trenta del Novecento, aveva già prodotto approfondite ricerche scientifiche e nei lustri successivi avrebbe generato rilevanti battaglie politiche e culturali, divenendo fil rouge di innumerevoli opere letterarie, cinematografiche e artistiche.
Nel contempo, lo sfruttamento del tema “rivoluzione sessuale” ha stimolato la crescita di un colossale business da parte di imprenditori e pubblicitari. La rivoluzione sessuale, o meglio i mutamenti di costume che essa ha innescato, ha aperto la strada a dirompenti conquiste culturali e a innovative pratiche sociali (divorzio, anticoncezionali, legittimazione dell’interruzione di gravidanza, piena cittadinanza alle sessualità “altre”). Ha inoltre condotto a una progressiva eliminazione della censura, permettendo l’emersione di descrizioni molto più esplicite delle relazioni tra i sessi. In quegli anni si è quindi sviluppata una inedita visione della sessualità, non più vissuta come fattore privato da celare entro un consolidato e “comune senso del pudore”, tra sotterfugi e sensi di colpa, bensì come campo di sperimentazione, emancipazione e confronto. Svincolata dalla finalità riproduttiva, la sessualità di gran parte dei giovani nati tra immediato dopoguerra e fine anni Cinquanta infrange tabù secolari e si alimenta di un vasto corredo di esperienze e conoscenze inimmaginabili per le generazioni precedenti. L’istituzione matrimoniale, i valori della fedeltà coniugale e della monogamia, il ruolo subalterno della donna nel lavoro e in famiglia, sono oggetto di feroci critiche che sovvertono credenze e convinzioni radicate e che mutano i comportamenti collettivi della grande maggioranza della popolazione occidentale. Le organizzazioni studentesche di sinistra, il movimento femminista, i gruppi omosessuali e gli esponenti della “controcultura” hanno portato nei media, nella vita quotidiana e nella coscienza collettiva i temi della liberazione del corpo, della funzione gioiosa dell’ erotismo, di un più equilibrato rapporto uomo donna, diffondendo stili di vita alternativi e vincendo la resistenza di legislatori conservatori e associazioni impegnate nella salvaguardia della moralità.
Uno degli effetti forse più visibili del successo del paradigma “Rivoluzione sessuale” è stato l’avvento di una pornografia di massa progressivamente legalizzata. Dai primi nudi integrali – su carta patinata o al cinema – si passa man mano ai prodotti hard core, che stimolano le fantasie erotiche di un nutrito pubblico adulto e adolescente, in gran parte maschile, ipnotizzato dalla esuberanza di un corpo di donna di cui si celebra la piena apparente disponibilità. L’editoria e il cinema primeggiano nel testimoniare i segni del mutamento con film e pubblicazioni che svariano dalla dimensione più colta a quella biecamente commerciale. È in questi prodotti, in cui la “sessualità liberata” viene proposta al massimo livello di visibilità/fruibilità, che si possono cogliere al meglio alcuni vettori di affermazione dei mutamenti sociali e culturali auspicati da Marcuse e dai suoi compagni di strada; nel contempo, essi mettono in evidenza le maggiori criticità di quella “Rivoluzione” e dei suoi esiti: una sessualità virata sull’occhio maschile, la persistenza delle gerarchie dei ruoli, l’accento prevalente sul consumo dei materiali proposti a scapito dell’esperienza di vita.
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