Sette spose per sette fratelli (Seven Brides for Seven Brothers, 1954 S. Donen)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Stanley Donen, uno dei maestri indiscussi del musical holliwoodiano, con questa pellicola continua il suo personale percorso di modernizzazione del genere cinematografico, proponendo una versione musicale del ratto delle Sabine, ma in una inconsueta in ambientazione western. La storia attinge a piene mani dal tradizionale racconto della frontiera americana, che in questo caso è costituita dalle montagne dell’Oregon nel 1850, sulle quali vivono i sette fratelli Pontipee: Adamo, Beniamino, Caleb, Daniele, Efraim, Filidoro e Gedeone, giovani taglialegna ancora scapoli, poco avvezzi al genere femminile. Dopo il colpo di fulmine tra il fratello maggiore Adamo Pontipee (Howard Keel) e la giovane cameriera Milly (Jane Powell), i taglialegna imparano le buone maniere e l’arte del corteggiamento che sfoderano alla festa del villaggio. Ma le cose si complicano, le ragazze tornano al villaggio e Adamo ha la brillante idea di raccontare ai fratelli la storia del ratto delle Sabine.
L’artista cartellonista incaricato del bozzetto italiano, Silvano “Nano” Campeggi, condensa questi elementi della sceneggiatura nell’immagine creata: il manifesto è così suddiviso in una parte grafica che occupa la maggior parte dello spazio, che è curiosamente gestito con due parti del disegno che paiono appartenere alla stessa figura. Nano realizza infatti un la figura maschile, abbigliato con jeans da lavoro e camicia a quadri d’ordinanza, mentre porta sulle spalle una donna, in un elegante vestito giallo come indossa Milly nella pellicola, simulando così l’atto del rapimento. L’idea di spensieratezza veicolata dal genere musical, viene riversata nelle espressioni felici e divertite di entrambi i protagonisti. L’artista sceglie di conferire un senso del movimento al manifesto, tagliando di fatto l’immagine in due e riproponendola anche a destra, dando così il senso della camminata dei personaggi, rendendo nel contempo chiaro che i protagonisti sono più di due e inserendo sullo sfondo cinque figure simili, che sintetizzano il resto della famiglia Pontipee. Al centro dello spazio del manifesto è inserita una fotografia, su sfondo rosso, della statua del manierista Giambologna, denominata Ratto delle Sabine. Questo elemento, che riporta fedelmente la statua che fa parte dell’arredo Granducale della Loggia dei Lanzi in piazza della Signoria a Firenze, crea un parallelismo con il disegno dell’artista, contestualizzando a livello narrativo l’episodio narrato.
Chiara Merlo