Il progetto scientifico di digitalizzazione dà i suoi primi frutti
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Procede la precedentemente annunciata campagna di digitalizzazione e catalogazione promossa dal museo Fermo Immagine, orientata a rendere consultabile in via informatica la collezione museale nella sua interezza.
Dopo quattro mesi dall’inizio delle attività il progetto comincia a dare i suoi frutti arrivando ad annoverare nel materiale archiviato circa 5000 opere digitalizzate di cui quasi 400 definitivamente catalogate e inserite nel casellario informatico.
Il processo di archiviazione è lungo e laborioso ed è articolato in più fasi. In un primo momento i manifesti vengono distesi e fotografati in un set costruito ad hoc: è in questa occasione che si ha la possibilità, attraverso la consulenza del reparto di esperti collaboratori del museo, di identificare il nome del disegnatore del manifesto e ulteriori dati importanti qualora reperibili, come ad esempio l’anno di edizione. Successivamente le immagini grezze ricavate in questo modo vengono rielaborate attraverso un software di grafica e rinominate con i titoli dei film cui i manifesti si riferiscono. Questi file vengono infine suddivisi secondo i nomi degli artisti responsabili della realizzazione delle varie opere, rendendo così compiuto il procedimento preliminare alla catalogazione vera e propria.
Durante la seconda fase del lavoro l’archivista stende nuovamente i manifesti per poter annotare i dati relativi sia alle loro condizioni di conservazione, sia alla composizione figurativa dell’immagine ritratta. Si passa dunque finalmente alla compilazione delle dettagliate schede dell’archivio digitale, le quali prevedono il riempimento di numerosi campi specifici che vanno dai dati più tecnici (dimensione, supporto, formato ecc), a quelli relativi agli autori, fino a quelli riguardanti le informazioni sul film per cui il manifesto è stato prodotto.
L’operazione risulta di importanza fondamentale in quanto assolve a un compito duplice: da una parte facilitare la catalogazione vera e propria rendendo facilmente rintracciabili all’occorrenza i singoli pezzi in quella che è, lo ricordiamo, una collezione smisurata (150 000 elementi circa); dall’altra rendere fruibile al pubblico questo smisurato assortimento nella sua interezza attraverso la messa a disposizione, all’interno del museo, di una postazione fissa di consultazione.
Sarà così possibile effettuare ricerche mirate per autore, per anno di stampa, oppure addirittura per parole-chiave riferite alle immagini stesse dei manifesti, rendendo rapido, agevole e soprattutto alla portata di tutti l’accesso al patrimonio inestimabile custodito dal Museo.