Piero Ermanno Iaia
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?> Nato a Roma nel 1933, Ermanno Iaia frequenta il liceo artistico e si diploma presso l’Accademia di Belle Arti. Dal 1959 collabora lo Studio Favalli, ai tempi uno dei più famosi e qualificati tra quelli che lavorano per il cinema, per poi iniziare lunghi sodalizi con numerose case di distribuzione italiane e statunitensi, per le quali Iaia firma circa ottocento bozzetti per un totale di quattrocento film, producendo a ritmi velocissimi. Iaia lavora inoltre per diverse case di produzione come la Metro Goldwin Mayer, la Twentieth Century Fox e la Universal, realizzando manifesti diffusi solo in Paesi stranieri, come ad esempio quello per il primo film della serie Zombi esposto unicamente in Giappone e quello per Billy Jack, di Tom Laughilin (1971), pellicola che in Italia è uscita in lingua originale e solo in poche sale non di prima visione.
La carriera di Iaia si snoda inoltre non solo nell’ambiente del cinema, ma anche in quello della televisione e dell’editoria: egli lavora quindici anni per “Playboy”, illustrando le storie erotiche, mentre per la Rai disegna i bozzetti per i film televisivi, inseriti poi in un catalogo, pubblicato ogni anno e utilizzato internamente alla Rai per vendere all’estero i prodotti della rete. Iaia realizza anche molte copertine per i gialli Mondadori e per romanzi rosa destinati a un pubblico prettamente femminile, oltre a mettersi poi alla prova in altri settori, disegnando scatole di giochi per ragazzi, come la Tombola per la Clementoni, e producendo numerose figurine che ritraggono calciatori e attori per la Panini.
Ermanno Iaia esordisce in campo cinematografico con il manifesto di Barabba (Richard Fleischer, 1961) per il cui corredo pubblicitario sono chiamati diversi cartellonisti, tra cui Averardo Ciriello e lo stesso Iaia, autore del bozzetto per il formato a ventiquattro fogli, diffuso in Italia dalla De Laurentis e dalla Paramount negli Stati Uniti. Nel 1964 Iaia realizza il suo primo bozzetto per una pellicola italiana importante: Sedotta e abbandonata, di Pietro Germi (1964), in cui la protagonista Stefania Sandrelli è circondata da numerosi volti maschili ossessiona(n)ti, quasi grotteschi nelle svariate espressioni ritratte, dall’ammiccante al severo all’ironico, che indicano gli atteggiamenti dei personaggi presenti nel film.
Nel corso della sua carriera, Iaia esplora differenti tecniche pittoriche, nella convinzione che sia compito del cartellonista stesso dettare la moda e lanciare nuove soluzioni grafiche adeguate ai tempi che cambiano. Per il manifesto de Il conformista, di Bernardo Bertolucci (1970), utilizza la serigrafia, tecnica a tinte piatte che il cartellonista sperimenta con diversi colori, anche fluorescenti. Iaia è molto versatile e riesce a dividersi tra tecniche moderne da una parte – come la serigrafia o il collage, utilizzato per il già citato manifesto di Billy Jack e diffuso solo all’estero – e stili pittorici classici dall’altra, come accade per esempio per il bozzetto di Follia d’amore, di Robert Altman (1985), realizzato a pastelli e gouache e positivamente accolto alla Fox proprio perché insolito nel suo sapore antico.
Alcuni bozzetti di Iaia sono invece bocciati poiché ritenuti dalla committenza poco adatti al cartellonismo cinematografico e realizzati con uno stile troppo moderno, come per quelli di Senza ragione, di Silvio Narizzano (1972), respinti perché resi con uno stile spatolato ritenuto troppo pittorico.
I due bozzetti creati per Novecento, di Bernardo Bertolucci (1976), non sono accettati dalla Fox in quanto raffiguranti un elemento ritenuto di disturbo dai distributori: la falce che, solitamente accompagnata al martello, è una chiara allusione al Comunismo. Le immagini incontrano però il favore del regista, che tenta invano di convincere la Fox, la quale preferisce affidare il lavoro a un cartellonista francese. Bertolucci, grande estimatore del manifesto cinematografico dipinto, decide allora di acquistare i bozzetti di Iaia nonostante la loro inutilizzabilità a fini pubblicitari.
A volte è direttamente il regista, prima ancora della casa di distribuzione, a suggerire le correzioni al cartellonista, come accade con Francesco Rosi che chiede a Iaia di apportare alcune modifiche al bozzetto per Cristo si è fermato a Eboli (1979). Iaia vorrebbe riprodurre i volti degli attori principali, mentre Rosi desidera un manifesto che ricordi lo stile pittorico di Carlo Levi, impersonato nel film da Gian Maria Volonté. L’artista mantiene quindi l’idea di rappresentare i visi dei protagonisti, cercando però di avvicinarsi il più possibile al ductus pittorico di Levi, in modo da soddisfare anche le richieste del regista.
Iaia abbandona il cartellonismo cinematografico sul finire degli Anni Ottanta con la realizzazione del ventiquattro fogli per Il sole anche di notte, di Paolo e Vittorio Taviani (1989).