Perfetti sconosciuti (P. Genovese – 2016)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>In una pellicola dove tutto è il contrario di tutto, Paolo Genovese affida alla sua storia il racconto della contemporaneità, dove chiunque è profondamente diverso da come appare. Gli amici raccolti attorno ad un tavolo per quella che dovrebbe essere una cena piacevole e rilassante, si scoprono tutti il doppio di se stessi. Bugie e segreti custoditi ingenuamente nel proprio telefonino la fanno da padrone e guidano i personaggi, che si arrabattano per difendere se stessi da verità scomode e pericolose appunto perché « Ognuno di noi ha tre vite: una pubblica, una privata e una segreta ».
Una sceneggiatura corale affidata ad un rodato cast tutto italiano, formato dagli attori più apprezzati degli ultimi anni, rende assai credibile la costruzione di tipi umani che sono alquanto riconoscibili dal pubblico, che si ritrova a fare i conti con le proprie vite.
La locandina del film è stata costruita con una disposizione dello spazio suddiviso in quattro parti: nella parte in alto sono indicati i nomi degli attori con il cognome evidenziato, nella parte sottostante sono stati inseriti i primi piani degli attori, mentre la terza parte che risulta la più centrale rispetto ai contorni del manifesto, riporta a grandi lettere il titolo del film e dove è stata inserita, quasi fosse un piccolo indizio per il pubblico, una sim a sostituzione del punto sulla i. Nella parte più bassa invece sono stati inseriti i crediti della pellicola.
I primi piani degli attori affiancati quasi fossero i riquadri di una pellicola stampata, anticipano tramite le espressioni dei volti alcuni dei tratti caratteriali dei personaggi interpretati: Giuseppe Battison è l’unico posto in maniera frontale rispetto al fruitore del manifesto, al quale indirizza uno sguardo bonario e severo allo stesso tempo; Anna Foglietta ha il viso posto di ¾, con un’espressione seria ed al contempo incredula; Marco Giallini trasmette con la posizione di viso e occhi, di ascoltare attentamente il suo interlocutore ma di non crede ad una sola delle sue parole; Edoardo Leo è stupito e preoccupato, proprio come chi è stato scoperto; Valerio Mastandrea ha un’espressione seria alleggerita però da uno sguardo sottilmente ironico; Alba Rohrwacher è l’unica che nella sua ingenuità quasi fanciullesca, sorride con lo sguardo timidamente abbassato e fa da contrasto al viso duro e serio di Kasia Smutniak, che chiude la carrellata.
Gioco e serietà, finzione e verità apparente accompagnano lo spettatore in questa pellicola che è stata amatissima dal pubblico, molto apprezzata dalla critica e consacrata da prestigiosi premi tra i quali due David di Donataello, tre Nastri d’Argento e il riconoscimento come miglior sceneggiatura al Tribeca Film Festival di Robert De Niro.
Chiara Merlo