Oltre il giardino (Being There, 1979- H. Ashby)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Presentato al Festival di Cannes del 1980, tratto dal romanzo Presenze dello scrittore polacco Jerzy Kosinski, che ne firma anche la sceneggiatura, questo film è il penultimo interpretato da Peter Sellers, affiancato da Shirley MacLaine e Melvyn Douglas.
In questa garbata commedia viene raccontata la storia di un giardiniere, Chance (lo stesso Sellers), che dopo la morte del suo storico padrone, si ritrova disperso in un mondo che ha visto solo tramite la televisione. Un incidente lo introduce nell’importante famiglia Rand, che scambia il suo candore e la sua educata semplicità, per un’arguta saggezza. In una serie infinita di equivoci, portano Chance ad essere considerato un personaggio altolocato, tanto da pronunciare il discorso funebre di Benjamin Rand ( Melvyn Douglas), grandissimo amico e consigliere del Presidente degli Stati Uniti. Proprio sul discorso funebre si chiude questa pellicola, in un modo completamente surreale.
Proprio ispirandosi al Surrealismo di René Magritte, Renato Casaro realizza la versione italiana del manifesto, costruendo una miscellanea elegante di immagini, che rende il tono della pellicola stessa. Su uno sfondo completamente nero si affaccia il viso maturo ma ingenuo di Peter Sellers, con tanto di bombetta, camicia e cravatta. La silhouette del protagonista si delinea e, proprio come in un quadro di Magritte, contiene al suo interno il mondo a cui appartiene il personaggio: un giardino fiorito, un’elegante casa padronale, mentre in primo piano il corpo sensuale di una donna con fluenti capelli lunghi, che rappresenta l’amore che Eve Rand (Shirley MacLaine) prova verso Chance, il tutto accompagnato da un cielo punteggiato da morbide nuvole, di chiara ispirazione al surrealismo del maestro belga. I tratti placidi e sereni del viso del protagonista, si accompagnano all’intera immagine, resa grazie a colori tenui che donano una rilassante pacatezza a questo quadretto naïf. Renato Casaro dimostra ancora una volta l’estrema sensibilità nel rendere la peculiarità della pellicola, che ci presenta un personaggio tanto elegante quanto ingenuo. E sull’ingenuità e la delicatezza del giardiniere, si gioca l’intero manifesto, sospeso tra il candore e il tono surreale della pellicola. L’omaggio al grande artista Magritte completa il manifesto, conferendole un’aura di eleganza raffinata; una colta ricerca di Casaro, che crea un’immagine che viene racchiusa in una sottile linea bianca, che sottolinea così la natura di “quadro” di questa opera.
Chiara Merlo