Non sei mai stata così bella (You Were Never Lovelier, 1942- W.A. Seiter)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Anselmo Ballaster celebra ancora una volta la bellezza mozzafiato di Rita Hayworth, dedicando interamente il manifesto per la promozione italiana della pellicola. Pochi gli elementi inseriti dal cartellonista, che ben condensano la trama del film: l’attrice elegante e sensuale in abito da sera di pizzo, con lunghi guanti trasparenti che fasciano le braccia, i capelli morbidamente adagiati sulle spalle, la pelle diafana e levigata che che viene illuminata da una luce di taglio e che restituisce la luce all’intero manifesto. L’espressione del viso contrasta con tanta bellezza, quasi indolente e triste, si accompagna alla figura appoggiata ad un muro, mentre lo sguardo è indirizzato verso il fuoricampo, senza rivolgersi direttamente al fruitore del manifesto. Così Ballaster restituisce l’immagine della protagonista Maria Acuña, una giovane donna alquanto diffidente nei confronti dell’amore. Il suo atteggiamento allarma il padre della ragazza, che preoccupato della situazione decide di inviare orchidee alla figlia, facendosi passare per un ammiratore segreto. Questo è il secondo elemento inserito dall’artista nel manifesto, una scatola trasparente utilizzata negli Stati Uniti per donare fiori, che racchiude al suo interno le orchidee, un piccola busta ma anche l’immagine della ragazza, quasi fosse la testimonianza dell’inganno ordito dal padre (Adolphe Menjou). Ma è l’espressione della ragazza, delusa e innamorata, che conclude gli elementi della sceneggiatura nella trasposizione artistica, introducendo idealmente il dolore provato dalla donna alla scoperta che il suo innamorato Robert (Fred Astaire), in realtà non è il misterioso ammiratore. La gamma cromatica utilizzata dall’artista è totalmente votata alla missione del manifesto, ovvero far risaltare come unico elemento importante l’immagine dell’attrice. Infatti la diva è il centro del manifesto, fulcro totalizzante dell’attenzione dello spettatore, ribadendo così l’importanza del divismo nel cinema degli anni d’oro hollywoodiani. Tutto nel manifesto è al servizio dell’immagine della diva, i colori che la fanno risaltare quasi fosse una dea, il vestito che accompagna e sottolinea la prorompente fisicità anche grazie al pizzo sensuale e intrigante sapientemente cesellato dall’artista, le orchidee che fanno dal cornice all mezzo busto. Anche il carattere scelto per il titolo si inserisce all’interno del contesto, con un corsivo tondeggiante che crea un accento sulla parola bella,grazie al carattere leggermente aumentato in grandezza e nella forma più scorrevole e piena.
Il ruolo divistico della Hayworth viene ribadito ancora una volta nei crediti, grazie alla posizione privilegiata al centro del manifesto, scritto con lo stesso colore del titolo, creando così un indissolubile legame tra l’attrice e il film, relegando in una posizione di secondo piano addirittura Fred Astaire, coprotagonista maschile.
Anselmo Ballester (Roma, 15 luglio 1897– 22 settembre 1974) è stato un pittore e cartellonista cinematografico italiano. Figlio di un pittore di origini spagnole, dopo aver frequentato l’accademia di Belle Arti di Roma, inizia a lavorare nella pubblicità cinematografica per le più importanti case di produzione del cinema muto prima e poi per le Major del cinema sonorizzato, affinando uno stile inconfondibilmente elegante e raffinato. I suoi lavori sono stati realizzati per le più grandi case di produzioni, tra le quali MGM, Warner Bros., Columbia, RKO, Titanus, Minerva, Fox, Paramount.
Chiara Merlo.