In nome del popolo italiano (1971-D. Risi)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Il manifesto è diviso in due porzioni ben distinte, che racchiudono la parte testuale nella parte bassa, mentre la porzione centrale è occupata dall’immagine che raffigura i due protagonisti della pellicola con altre due figure comprimarie. L’immagine creata da Renato Casaro risulta suddivisa in tre piani ben distinti: il volto di Ugo Tognazzi in primo piano, la figura di Vittorio Gassman in secondo piano mentre sullo sfondo è posto l’ambiente chiuso della prigione. L’illuminazione risulta essere non omogenea poiché è calibrata su ognuna delle tre scene che compongono il montaggio del manifesto. Così il volto di Tognazzi è illuminato da una fonte luminosa proveniente da destra, Gassman è illuminato da sinistra, con una luce che esalta il colore e mette la figura dell’attore in risalto rispetto ai due agenti che invece sono leggermente in ombra, l’ambiente chiuso raffigurato sullo sfondo presenta una luce bianca, in corrispondenza di un’apertura.
Il viso di Tognazzi, posto nella porzione sinistra del riquadro superiore, è in primo piano con un’angolazione di ¾ leggermente ruotato verso sinistra, con capelli e barba ordinati, la linea dello sguardo posta al di sopra della linea dell’orizzonte, dando così la sensazione che si stia rivolgendo ad un soggetto posto presumibilmente in piedi, mentre l’indice della mano destra alzato richiama un chiaro segno accusatorio. Gassman viene raffigurato in posizione centrale tra due rappresentanti delle forze dell’ordine che cercano di trattenere il suo divincolarsi; quest’ultimo movimento viene reso grazie al rapporto tensivo che si instaura tra le linee del corpo del protagonista e quelle delle braccia degli altri due personaggi. Sullo sfondo della scena si scorge un ambiente chiuso sul fondo, mentre ai lati del personaggio sono aperte delle inferiate e quindi si deduce sia una prigione. I volti sono stati riproposti tramite la tecnica del ritratto. Le linee di contorno sono marcate e consentono uno stacco maggiore dal fondo, solo la scena riproposta sullo sfondo contempla una porzione sfumata nella parte inferiore. I colori impiegati sono scuri per Tognazzi mentre per Gassman viene utilizzato un color giallo ocra che si distacca notevolmente dal colore verde/grigio delle divise.
Casaro propone l’immagine come un sunto della tematica del film: il gesto accusatorio di Tognazzi è un chiaro riferimento alla sua integerrima attività di giudice e richiama alla memoria la formula di rito che sancisce il verdetto, “in nome del popolo italiano” , richiamata nel titolo del film, mentre Gassman viene raffigurato come in una immagine del film, mentre è condotto in prigione e cerca di liberarsi dalla stretta della giustizia che lo ha condannato. Tognazzi ha un’espressione estremamente seria, con la fronte aggrottata e lo sguardo indagatore, proprio come ci si aspetta che sia quello di un giudice inflessibile. Le due inquadrature pure essendo ben distinte, risultano così essere correlate e dialoganti tra loro. I due attori sono protagonisti indiscussi nell’immagine, anticipando così la loro fondamentale importanza nel racconto filmico. La loro rilevanza è ribadita inoltre dai due nomi che sono riportati in posizione centrale nel manifesto, così come il nome del regista che essendo famoso per il suo lavoro, costituisce un’attrazione ulteriore verso lo spettatore. Un ulteriore punto di richiamo verso il pubblico è costituito dalla presenza dei due sceneggiatori Age e Scarpelli, che sono riportati con un carattere sufficientemente grande da essere immediatamente visibile allo spettatore e che costituiscono una sorta di garanzia verso la buona riuscita del prodotto filmico, poiché il pubblico conosce il lavoro pregresso dei due scrittori e ha già avuto modo di apprezzarne il successo con la terna di artisti che li precede.
Chiara Merlo