Il mondo dei robot (Westworld, 1973- M. Crichton)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Scritto e diretto da Michael Crichton, è uno dei primi film (forse proprio il primo) ad essere realizzato grazie all’ausilio della computer grafica per gli effetti speciali ed è anche una delle prime pellicole ad introdurre il tema, tanto caro alla fantascienza, della macchina che si ribella all’uomo.
Ambientato negli anni 2000 a Delos, un un parco divertimenti dedicato a ricchi facoltosi che possono permettersi di spendere migliaia di dollari per giocare ad una vita diversa, degli androidi perfetti interagiscono con i visitatori in tre aree tematiche: Antica Roma, Medioevo e Far West. Totalmente indistinguibili dagli umani, questi androidi sono progettati per seguire il filone narrativo, rapportarsi con i visitatori senza poter far loro del male, anzi riescono ad essere accondiscendenti e addirittura soddisfarli sessualmente. Gli androidi vengono controllati da una sorta di sala controllo, con moderni computer e personale addestrato. Una serie di guasti ribalterà le sorti idilliache del parco, sino a condurre i robot a una vera e propria ribellione verso i visitatori, che rimangono uccisi nelle varie linee narrative e verso i propri “creatori” della sala controllo.
Arnaldo Putzu realizza l’impianto del manifesto, utilizzato non loro per la versione italiana ma anche per quella internazionale, ponendo al centro sia fisico che concettuale il personaggio de “il pistolero”, interpretato nella pellicola da Yul Brynner, inserito a tutta grandezza e che racchiude letteralmente al suo interno la storia sceneggiata. Il consueto iperrealistico ritratto fotografico utilizzato da Putzu, ci presenta un personaggio che ha le fattezze dell’attore, ma nel contempo presenta i cedimenti dei robot, come ad esempio la mano sinistra che mostra falangi di ferro, i segni delle pallottole conficcate nel torace, che non inficiano in nessuna maniera la funzionalità dell’androide, il braccio scarnificato e il viso con gli occhi espressivi ,che sono uno dei tratti distintivi dell’attore e quindi elemento riconoscibile dal fruitore del manifesto, mentre la parte inferiore dello stesso mostra il meccanismo che il robot-pistolero ha al suo interno. Il viso quindi si dimostra essere la parte del corpo che maggiormente catalizza l’attenzione dello spettatore, con un particolare raccapricciante in bella mostra sulla faccia così famigliare del divo Brynner, che colpisce direttamente il fruitore, anticipando la cupezza drammatica e il senso di pericolo e di angoscia che scatenerà la visione della pellicola. Il resto della figura racchiude altri elementi che riconducono alla trama, ovvero gli altri due protagonisti Richard Benjamin (Peter Martin) e James Brolin (John Blane), sul treno diretti a Delos e la moderna sala controllo, con operatori intenti nella gestione del parco grazie all’utilizzo di computer.
La pellicola così osteggiata dalla MGM, è stato un grande successo commerciale ed è divenuto un vero e proprio cult, grazie soprattutto all’iconica presenza di Yul Brynner , che cita se stesso nei panni del pistolero glaciale più famoso del West. La grande influenza della pellicola nella cultura soprattutto americana continua tutt’ora, grazie a numerosissime citazioni ed ispirazioni in molti frangenti artistici, una su tutteTerminator con la citazione della sequenza finale dell’inseguimento, e alla ripresa diretta della sceneggiatura nella serie tv prodotta dalla HBO Westworld – Dove tutto è concesso (Westworld), ideata da Jonathan Nolan e Lisa Joy e prodotta tra gli altri da J.J. Abrams.
Arnaldo Putzu (6 agosto 1927 – 1 settembre 2012) è stato uno degli illustratori italiani più richiesti all’estero nel periodo. Nato a Roma, diplomato all’Accademia d’Arte, si trasferisce a Milano per il suo lavoro d’illustratore, qui incontra Enrico De Seta, che lo riporta nella sua città natale. Dopo gli anni con De Seta e nello Studio Favalli, Putzu apre un proprio studio. Alla fine degli anni ’50 nasce il sodalizio con il prestigioso studio inglese di Eric Pulford, che lo porta a lavorare principalmente in Inghilterra. Autore prolifico, è considerato uno dei principali maestri del ritratto fotorealistico.
Chiara Merlo