Il mio amico Jekyll (1960-M. Girolami)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Il film si ispira al celebre romanzo Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde (Strange Case of Dr. Jekyll and Mr. Hyde, 1886) dello scrittore di Robert Louis Stevenson, ripreso ciclicamente dall’industria cinematografica.
L’immagine grafica occupa l’intera area del manifesto: in primo piano sono raffigurate due gambe di donna che occupano la parte alta a destra del manifesto, sino a scendere verso la parte centrale dove sbuca la figura di Ugo Tognazzi, mentre alla sue spalle compare un viso mostruoso. Il fondo varia dal bianco al giallo, fino al verde..del mostro. L’illuminazione diversa per i tre soggetti, suggerisce che sono tre scene non contemporanee, ma sovrapposte. Il manifesto creato da Enrico De Seta rappresenta i tre poli principali della pellicola: il professore interpretato da Tognazzi, la componente femminile che attrae sia Tognazzi sia il mostro in cui si trasforma la notte per colpa del prof. Fabius (interpretato da Raimondo Vianello, che non viene raffigurato nel disegno. Le gambe della donna, poste in primo piano all’attenzione dello spettatore, richiamano la componente femminile e sensuale del film, che risulta altamente attrattiva nei confronti di Tognazzi, che le fissa con un’aria tra lo stupito e il desideroso, proposta da De Seta tramite la tecnica del ritratto fotografico, con le mani che si stanno protendendo per afferrarle. Lo stessa attrazione viene provata dal mostro alle sue spalle, che declina la stessa espressione ma in maniera mostruosa. Il titolo del film è scritto a destra sotto l’immagine delle gambe, con due tipologie di caratteri diversi: corsivo per l’articolo e il sostantivo, mentre il cognome viene scritto in maiuscolo, entrambi sono di colore rosso ombreggiato di nero. Il nome dell’attore protagonista è collocato in alto a destra del manifesto, ricompreso tra le due raffigurazioni dell’attore, con il nome in maiuscolo nero di piccole dimensioni mentre il cognome è scritto con un carattere maiuscolo nero di dimensioni maggiori. I nomi dei personaggi secondari sono in ordine sparso, alcuni sotto il titolo mentre altri occupano la parte inferiore del manifesto e sono tutti scritti con l’alternanza di grandezza del carattere maiuscolo tra nome e cognome, come accade anche per i nomi di Croccolo e Vianello, che rivestendo una parte fondamentale nel film, risultano scritti con un maiuscolo più grande rispetto agli altri personaggi secondari. Il nome del regista è posizionato sotto le mani di Tognazzi, scritto in maiuscolo nero di dimensioni contenute. Il manifesto veicola il ruolo predominante di Tognazzi in questa pellicola, che si “sdoppia” interpretando due personaggi che sono l’uno la metamorfosi dell’altro e si assiste quindi anche ad uno sdoppiamento dell’attore sul manifesto, che viene rappresentato due volte nei panni quotidiani e nei panni del mostro, per rendere la dualità del personaggio.
Chiara Merlo