Marilyn, il glamour in persona
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Cristallizzata nel mito e trasformata dall`industria della memoria in una delle più importanti icone culturali americane, Marilyn Monroe incarna il simbolo del sex appeal e del mistero. Pin up, modella, attrice di musical, dramma e soprattutto di commedie, con il suo fascino irrequieto ipnotizza intere generazioni, per nulla abituate a donne così disinvolte sia sullo schermo sia nel privato.
Giuseppe Colangelo
La straordinaria capacità di Marilyn Monroe nel non prendersi mai troppo sul serio fa ben presto il giro del mondo. Il suo personaggio esplode, divenendo la valvola di sfogo per i sogni repressi della borghesia, e non solo, a stelle e strisce. Il modo spigliato, provocante e un po’ svampito in cui interpreta la vita, stravolge il senso comune, smuove i preconcetti e restituisce alla società degli anni Cinquanta quella sensazione di positiva leggerezza che tanto mancava subito dopo la guerra.
Nonostante l`infanzia difficile e alcune esperienze poco felici, la futura Venere bionda non si perde mai d`animo e a metà degli anni Quaranta inizia a muovere i primi timidi passi nel mondo delle starlet. La sua carriera inizia così, quasi per caso. Marilyn non è ancora Marilyn, o meglio ha le fattezze di Norma Jeane, suo vero nome di battesimo, una ragazza acqua e sapone, dal sorriso sincero e i lineamenti gentili. A incorniciarne il volto, una folta chioma di capelli rosso-castani per nulla domati dalle miracolose messe in piega e dalle famose tinte biondo platino. Nonostante sia lontana dal look che la consacrerà grande star di Hollywood, Norma Jeane mostra fin da ragazzina la fervida tenacia di chi vuole giocare tutte le carte per avere un futuro migliore. All`età di soli sedici anni si sposa con James Dougherty. L`acerbo matrimonio dura un soffio, il marito è chiamato sotto le armi e la giovane si ritrova di nuovo sola e con un impiego alla Radio Plane di Los Angeles, una fabbrica di paracaduti militari. È il 1945 e Norma Jeane viene notata dal fotografo David Conover, incaricato di fare un reportage sulle donne al lavoro. Per questi spontanei scatti apparsi poi su un numero di «Yank», la ragazza viene eletta “Miss lanciafiamme” e riceve sinceri incoraggiamenti per intraprendere l`eccitante mestiere di mannequin. Entra in contatto con l`agenzia Blue Book diretta da Emmeline Snively, la quale descrivendo il suo incontro con la ragazza, afferma: «Quando cominciò era meno dotata di qualsiasi ragazza avessi conosciuto, ma lavorava forsennatamente… voleva imparare, voleva diventare qualcuno, più di chiunque altro abbia mai visto.» L’anno seguente la rivista «Family Circus» le dedica un’intera copertina, dando il via a una lunga serie di servizi per le riviste più o meno famose dell`epoca.

Gli uomini preferiscono le bionde (Gentlemen Prefer Blondes) USA, 1953 Regia: Howard Hawks Con: Jane Russell, Marilyn Monroe, Charles Coburn, Elliott Reid, Tommy Noonan, George Winslow, Taylor Holmes, Norma Varden, Marcel Dalio, Howard Wendell Commedia, colore Durata: 91’ Due amiche ballerine, la bionda Lorelei Lee e la bruna Dorothy Shaw partono per l’Europa in cerca di fortuna. Arrivate a Parigi e rimaste senza un soldo, le donne tornano a danzare e cantare per riappianare la situazione fino al lieto epilogo, che vede la bionda convolare a nozze con un giovane miliardario e la mora conquistare il cuore di un detective privato. Fortunata commedia musicale sceneggiata da Charles Lederer e tratta dal romanzo di Anita Loos.
In un turbinio di lezioni di danza, di recitazione, di provini e di casting, non tutti conclusi a lieto fine, la neo starlet non si stanca di posare davanti all`obiettivo con gli abiti dai look più svariati: pantaloncini bianchi casual e magliettine a righe, mini shorts con bretelle e bluse con scollo all`americana, camice a quadri dal taglio maschile con jeans dagli ampi risvolti alle caviglie, gonne a ruota e delicate camicette da collegiale, fino ad abitini stretti in vita con balze dai profili rossi. Indimenticabili poi le foto che Andrè De Dienes le scatta sulla spiaggia di Tobey Beach nel 1949, dove munita di un grazioso ombrello da pioggia rosso a pois, la Norma Jeane si atteggia divertita sulla sabbia in un castigato costume intero tinta unita. L`energia positiva e la carica magnetica sprigionati dal sorriso libero e diretto della giovane rapiscono l`attenzione del fotografo, che in seguito dichiarerà: «… L`impatto di Norma Jeane su di me fu tremendo. Man mano che passavano i minuti, mi innamorai di lei perdutamente». Sempre in riva al mare, ma questa volta per realizzare altri servizi, la futura Marilyn indossa bikini vintage dai pittoreschi reggiseni sagomati a punta con effervescenti motivi a strisce e pois. Ai piedi, alle volte lasciati nudi, strepitosi sandali a zeppa, espadrillas di corda con tacco, scarpe alte decolté o calzature eleganti con cinturini incrociati sul davanti. Coreografici pure gli accessori usati per sdrammatizzare le inquadrature, come voluminosi nastri fra i capelli, singolari berretti -con visiera, con pon pon e baschi- e perfino un paio di sci in legno con tanto di racchette. Il make up scelto per le foto in questione è sobrio ed essenziale: un filo di rossetto sulle labbra e uno smalto abbinato per mani e piedi. Il trucco perfetto per una pin up in carriera, ma che di lì a poco avrebbe raddoppiato la posta in gioco accettando di essere fotografata senza veli per le immagini del calendario «Miss Golden Dreams». Tuttavia, Marilyn non ha forse ben chiaro l`enorme potenziale erotico celato nel suo corpo. Difficile destreggiarsi fra le diverse proposte di lavoro e ancor più complicato riuscire a capire cosa può attrarre definitivamente il pubblico verso di lei. Ad ispirarla infine è il cosiddetto ‘stile Jane Harlow’, la sua diva prediletta, il cui fascino e determinazione ispira non poco la scelta di Marilyn di usare la bellezza come biglietto da visita per uscire da un’anonima esistenza di provincia e imboccare la ripida strada verso Hollywood.
Seguendo in particolare i consigli del talent scout Johnny Hyde, pazzo d’amore per lei e agganciato con la casa di produzione Century Fox, la fase dei grandi cambiamenti per trasformare la carina Norma Jeane nella divina Marilyn Monroe ha inizio e tocca tre aspetti sostanziali: il make up, il modo di vestire e l`atteggiamento. Se il gossip dell`epoca vocifera di un piccolo intervento di rinoplastica per assottigliare il naso e della rimozione tramite elettrolisi della pronunciata attaccatura a V dei capelli, è invece inconfutabile la volontà dei manager di farle tingere i capelli, per rendere il volto più attraente e aumentarne la forza espressiva. Sempre la cronaca di allora sostiene che a preparare la prima decolorazione a Marilyn sia stata proprio la parrucchiera personale di Jane Harlowe. Diverse sono le tonalità sperimentate nel corso della carriera, partendo da un leggero colore dorato fino a raggiungere l’apoteosi del biondo platino. In merito al vistoso stravolgimento cromatico è la stessa Marilyn a parlare, affermando ironicamente in un’intervista: «Voglio sentirmi bionda da capo a piedi». I coiffeur che si occuperanno della sua chioma nell’arco degli anni, e in particolare l’hair styling Kenneth Batelle di New York, cercano di combinare l’ordine di una perfetta messa in piega al disordine, voluto, di qualche ciocca lasciata ricadere libera sulla fronte. L`effetto finale deve essere puro glamour, non rigido e ingessato come quello di certe signore dell’upper class di Manhattan e nemmeno troppo shabby come le intellettuali radical chic del Village. La perfetta alchimia da raggiungere è quella tra innocenza e sensualità, mantenuta anche negli accorgimenti per la cura della pelle. A questo proposito, Marilyn si affida ai consigli di Erno Laszlo, uno specialista molto quotato a Hollywood e finanche apprezzato da altre famose attrici quali Audrey Hepburn e Ava Gardner. Il viso deve apparire uniforme, senza discromie e con un candido effetto porcellana, una base ideale per far risaltare il volume delle labbra, il conturbante piccolo neo sulla guancia sinistra e gli occhi da gatta. Per le palpebre invece, il make up artist personale di Marilyn, Allan Whitey Snyder, studia effetti cosmetici nuovi rispetto ai cliché di allora. L’ombretto utilizzato ha una colorazione chiara mentre la riga di eyeliner nero a ‘pagoda’ -con andamento arrotondato al centro dell’occhio, discendente sull’angolo della palpebra e con una codina a risalire in chiusura- aumenta l`intensità dello sguardo insieme al netto profilo delle sopraciglia, lasciate naturali e non decolorate. A perfezionare il trucco una voluminosa passata di mascara e l`applicazione di ciglia finte, spesso tagliate e attaccate soltanto agli angoli esterni dell’occhio per rendere l`appeal più magnetico e drammatico.
Un capitolo a parte merita il ricco guardaroba della diva, un vero e proprio scrigno delle meraviglie, in cui si trovano appesi sia capi sportivi sia abiti da capogiro per gli eventi mondani. Di norma Marilyn predilige l’abbigliamento su misura con l’intento di enfatizzare al meglio le sue curve sinuose e la silhouette ‘a clessidra’. Petto generoso, vita minuta e fianchi pronunciati sono esaltati con linee sartoriali quasi chirurgiche: audaci scollature per i vestiti da sera in satin, cinture o fasce per cingere il busto, tailleur dalle giacchine corte su gonne longuette per il giorno, lupetto aderenti abbinate a pantaloni con pences per definire i glutei anche nel tempo libero. E sempre per il tempo, diverse paia di jeans, a vita alta e con la gamba stretta, maglioncini d’angora, dolcevita neri, pantaloni a quadretti con la riga e un’eclettica blusa in jersey di seta verde lime firmata Emilio Pucci, di solito abbinati a mocassini scuri, infradito basse o sandali di pelle. Oltre alla qualità e alla confezione, per la diva è di grande importanza il colore di un oggetto d’abbigliamento. Poco incline per carattere alle nuances intermedie, Marilyn rivolge l’attenzione verso i toni forti e decisi, in grado di amplificare ulteriormente le emozioni trasmesse dal suo corpo. Continuando a sbirciare nel guardaroba della star, si trovano soprabiti svasati dal taglio signorile, sciarpine leopardate e morbide stole di pelliccia bianca, ideali per coprire le spalle o gettate con disinvoltura lungo la schiena nuda. Si prosegue poi con i lunghi visoni, i manicotti di coniglio, i classici cappotti di cammello portati coi revers alzati e una candida pelliccia di ermellino appositamente disegnata dall’amico e stilista Norman Norell. A completare il look sia nella versione chic che in quella casual, le magnifiche gambe dell`attrice, magari rese più intriganti da calze a rete, collant con la riga o a effetto nudo. Per i piedi sempre ben curati, si passa da unghie rosso fuoco a smalti color carne, esaltati da invidiabili calzature da cocktail e da sera: alte, altissime o a spillo e spesso firmate Ferragamo. Marilyn ha un debole per le scarpe con il tacco e certo non esita a dirlo alla stampa intera con quella sua solita frivola sincerità: «… Non so chi abbia inventato i tacchi alti, ma tutte le donne gli sono debitrici».
Un occhio di riguardo meritano pure gli accessori preferiti dalla Venere bionda, alle volte vistosi ma mai abbondanti nel numero. Sui lobi dell’attrice appaiono svariati modelli di orecchini a bottone, cerchi dorati di media grandezza oppure cascate di pendenti con zirconi -magari acquistati da Van Cleef & Arpels-, mentre sul collo troviamo diademi in perle e catenine con ciondoli e pendagli. Come ultimo irrinunciabile tocco, due gocce di Chanel n. 5, profumo indossato dalla diva in ogni frangente, anche sotto le lenzuola, come svela la stessa Monroe in alcune interviste.
La prodigiosa iniezione di stile somministrata in questi anni, dà una sferzata non indifferente anche al portamento della femme fatale a al modo di atteggiarsi fuori e dentro il set. Così al viso aperto e naif delle prime inquadrature, si sostituisce uno sguardo costruito nei minimi dettagli, con gli occhi semi chiusi, la bocca un poco aperta e le mani spesso appoggiate sui fianchi. L’aria svampita e a volte fragile amalgama il tutto, rendendo unico e inimitabile il savoir faire della star in vertiginosa ascesa. La bellezza di Marilyn viene educata alla malizia pura e semplice con il preciso intento di dare voce, ma soprattutto corpo, al sogno proibito dell`America perbenista. Ed ecco che l’affannata ricerca dell’icona disinvolta, sexy e lasciva di un`intera nazione trova il suo lieto fine in Marilyn. Diventata il catalizzatore per eccellenza di uomini e donne di tutte le fasce di ceto ed età, pronti ad amarla, copiarla o detestarla, ci si accorge che nessuno può più fare a meno di lei. A testimoniare il travolgente divenire del ciclone biondo, l`emblematica copertina di «Life» del 1952. Il magazine si apre con una Monroe in abito bianco fasciatissimo, arricciato sulle maniche a tre quarti e abbassato con charme per mostrare le spalle un poco alzate. Il viso è leggermente reclinato all’indietro, il sorriso in posa ammiccante e i capelli fissati nel loro movimento ondulato. Nessun monile di contorno se non un bijou inserito al centro del largo scollo del vestito e un braccialetto al polso. Il personale della neo diva è reso ancor più seducente dalla stampa bianco e nero dell’immagine, ideale per levigare fino alla perfezione i conturbanti profili dell’anima bionda. A sottolineare l`atmosfera di armonia compositiva che aleggia nelle inquadrature di Marilyn, una dichiarazione del fotografo Lawrence Schiller: «Marilyn era molto sensuale. Sapeva gestire il proprio corpo, sapeva usare le labbra. Con lei, se tutto era perfetto, non era merito di un solo elemento, ma di un`armonia ideale. Sapeva come apparire agli occhi degli altri, e per questo aveva un potere enorme.»
In questo stesso anno iniziano a circolare anche pose di Marilyn impegnata a far ginnastica per mantenere il fisico sodo e burroso al punto giusto. A tal riguardo merita una citazione il servizio di Philippe Halsman, in cui la star a piedi scalzi, in jeans e con un micro bikini a triangolo, sdraiata su una panca solleva dei pesi.
Da quegli anni in poi la carriera di attrice, di testimonial e il successo della diva non conoscono confini. Fagocitata dallo star system e a sua volta ispiratrice di un nuovo modello femminile, in un pericoloso gioco di scambi, è soggiogata dalle leggi del mercato ma in grado comunque di influenzare, di ammaliare, quanti vedono in lei una miniera inesauribile di affari. Il risultato di una vita dalle tinte forti, segnata da un successo ancora oggi luminoso e da un’esistenza conclusasi tragicamente, è che sarà difficile emularla anche lontanamente. Da regina del grande schermo, del glamour e di icona della moda, nel corso della vita Marilyn Monroe dimostra al mondo intero che lo stile di una donna non si misura con i centimetri dei fianchi e tantomeno con i tacchi e le scollature. Ci vuole ben altro per fare del proprio corpo una splendida armonia sinfonica e potersi così trasfigurare in uno dei miti più originali e ammirati del Novecento.