I magnifici sette (The Magnificent Seven, 1960- J. Sturges)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>In questa versione del manifesto italiano, realizzato da Renato Casaro, ruolo catalizzante per lo spettatore è il viso di uno dei protagonisti, Yul Brynner, che campeggia in secondo piano, occupando però la quasi totalità dello spazio. Casaro sceglie una gamma di grigi per scolpire il viso dell’attore, grazie a un delicato chiaroscuro che contribuisce a rendere i lineamenti decisi ma al contempo eleganti dell’attore, che sottolineano ancor di più lo sguardo duro e penetrante. La scelta dell’artista di realizzare il viso di ¾ e di indirizzare lo sguardo dell’attore direttamente allo spettatore, è un un modo diretto di coinvolgere il fruitore, che viene richiamato dal magnetismo che si sprigiona dal viso immobile ma particolarmente espressivo di Brynner, molto apprezzato non solo per le sue capacità recitative, ma anche per la sua particolare bellezza e per la sua immagine, molto diversa dai divi a lui contemporanei. Proprio la posizione dell’attore nel manifesto, consacra l’importanza oggettiva e il suo ruolo dominante all’ora, nello star system hollywoodiano. La parte bassa del manifesto ospita le immagine di sette cowboy con i rispettivi cavalli, lanciati in una cavalcata contenuta. Per queste immagine Casaro utilizza un tratto deciso, mentre le figure risultano essere scolpite dai colori utilizzati, grazie a pennellate vigorose che modellano le luci e le ombre, che contribuiscono a creare una sorta di tridimensionalità delle figure, rendendo così particolarmente credibile la cavalcata. Questa formazione virile, quasi fosse in parata, richiama direttamente sia il titolo della pellicola, sotto riportato con un maiuscolo poderoso di colore rosso, racchiude alcuni degli archetipi tipici del genere western classico: cavalli al galoppo cavalcati da indomiti pistoleri, uniti e compatti verso un nemico comune, cappelli da mandriani, pistole e l’immancabile polvere smossa dagli zoccoli degli animali in movimento. Questi elementi caratterizzanti di questo genere di pellicole, indirizzano il fruitore del manifesto verso la pellicola stessa, preannunciando l’azione e l’avventura tutta al maschile, avvolta da un senso di epicità che si ispira direttamente al film di Akira Kurosawa I sette samurai, da cui la pellicola americana prende spunto e rende omaggio.
Il regista John Sturges riunisce tra gli altri, Yul Brynner, Eli Wallach, Steve McQueen, Charles Bronson e James Coburn per formare un cast che è entrato di diritto nell’immaginario collettivo, come prototipo della compagine western ideale, con un cattivo di tutto rispetto da combattere, valori importarti da difendere, il tutto in una cornice selvaggia e una frontiera all’orizzonte, che appare sempre più mitica.
Chiara Merlo