L’uomo che sapeva troppo (The Man Who Knew Too Much, 1956- A. Hitchcock)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Il thriller è un remake dell’omonimo film del 1934 diretto dallo stesso Hitchcock, ma prodotto in Gran Bretagna prima del suo ingresso nello star system hollywoodiano.
Il manifesto di Enzo Nistri è suddiviso in due parti, nelle quali vengono inserite immagini ben distinte, costituite da una fotografia del regista e da l’immagine artistica creata dall’artista. Nella porzione a destra si distinguono due scene, l’una posta in primo piano costituita da un gruppo di tre persone, mentre la seconda è posta in secondo piano ed è costituita da una scena collettiva in uno spazio aperto. Entrambe le due scene hanno una funzione comunicativa ed informativa sullo spettatore, in quanto raccontano due momenti riconducibili direttamente al racconto filmico. La funzione narrativa del gruppo formato da tre persone, incarna il contenuto “ thriller” che è l’elemento fondante dalla pellicola: in primo piano un uomo, abbigliato con vestiti tipici dei paesi del nord Africa, fa bella mostra della sua schiena in cui è conficcato un pugnale; lo stesso viene trattenuto per il bavero da un James Stewart alquanto accigliato e teso, mentre Doris Day rincara il senso drammatico della scena, grazie alla sua espressività totalmente condensata nei suoi occhi sbarrati. Mettendo in contrapposizione due personaggi con abiti occidentali e uno con una tunica, l’artista definisce già il contesto geografico dell’azione, supportato in questo intento anche dalla scena di gruppo. James Stewart e Doris Day non dimostrano alcuna empatia con l’uomo colpito a morte, il terrore di lei collegato all’espressività di lui, dimostrano quanto non siano affranti per l’uccisione che si sta consumando davanti a loro, bensì la loro ansia e la loro preoccupazione è rivolta ad un elemento esterno, che probabilmente rimarrà sepolto con l’uomo. La scena di contesto posta in secondo piano aiuta ancor di più lo spettatore a contestualizzare l’azione, grazie agli elementi architettonici decisamente arabeggianti e al gruppo di persone con tuniche che si muove in uno spazio inondato da una luce calda. Il colore rosso posto sullo sfondo pone un ulteriore accento sulla drammaticità della scena e anticipa il contesto della pellicola. L’inserto fotografico è un omaggio diretto al regista, famoso per le sue apparizioni nelle pellicole, in questa ad esempio compare di spalle mentre assiste allo spettacolo di alcuni saltimbanchi nel mercato di Marrakech, ma ci fa comprende anche il ruolo divistico dello stesso, una vera e propria star che con la sua presenza sul manifesto, può attirare potenziali spettatori.
Lorenzo (Enzo) Nistri è stato uno dei grandi protagonisti dell’epoca d’oro del manifesto ed assieme al fratello Giuliano ha formato una coppia eccezionale di artisti, pittori e illustratori impegnati per circa trent’anni nel campo della cartellonistica cinematografica. Romano, ha lavorato per le maggiori case di produzione firmando importanti manifesti come quelli per “Colazione da Tiffany”, “Notorius”, “La donna che visse due volte”, “Il pianeta delle scimmie”.
Chiara Merlo