Lo sceicco bianco (1952-F.Fellini)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Prima pellicola a firma esclusiva di Federico Fellini, il film precedente era una co-regia con Lattuada, Lo sceicco bianco prende vita da un soggetto scritto assieme a Michelangelo Antonioni e dalla sceneggiatura scritta con Ennio Flaiano. E’ nella selezione dei 100 film italiani da salvare. A Roma in occasione dell’anno Santo, arrivano due novelli sposi in viaggio di nozze. Ivan (Leopoldo Trieste), marito pignolo che per far impressione sulla famiglia borghese, organizza un fitto programma di visite, compresa un’udienza papale; la moglie Wanda (Brunella Bovo), sognatrice ed infatuata del protagonista di una serie di fotoromanzi, abbandona immediatamente l’albergo per intraprendere la ricerca del suo “sceicco bianco” Fernando Rivoli (Alberto Sordi), che si trova a Fregene sul set. Varie disavventure la costringeranno ad accorgersi che il suo “eroe” immaginato è molto diverso nella realtà. Delusa e amareggiata, si ricongiungerà al marito, giusto in tempo per correre con i parenti a San Pietro.
Carlantonio Longi firma questa versione del manifesto composto da tre episodi differenti: in alto a destra l’artista ha inserito il mezzo busto di Trieste, rappresentandolo con la testa reclinata all’indietro, gli occhi sbarrati e la bocca spalancata. L’espressività già carica è sottolineata ancora di più dall’uso deciso del colore nel suo complesso e dal chiaroscuro particolarmente marcato del viso, che contribuisce a donare alla mimica una sorta di tragicità, quasi fosse una maschera greca, ma al tempo stesso anche un certa comicità, derivante dall’eccesso stesso di espressività.
Nella parte bassa del manifesto, è stato inserito il viso di Giulietta Masina, protagonista di un piccolo cameo nei panni di una prostituta di nome Cabiria. L’attrice è riproposta con un primo piano e anche in questo caso l’espressione utilizzata è curiosa: occhi sgranati, la mano aperta accanto alla bocca spalancata, che pare sia intenta ad urlare..il titolo del film, racchiuso in una nuvoletta che richiama alla memoria proprio i dialoghi riportati nei fotoromanzi. Per il colore in questo caso la scelta ricade su toni molto più caldi, dove l’espressività della scena è affidata esclusivamente alla mimica facciale, senza ricorre ad un chiaroscuro enfatico. Come raccordo tra le due porzioni di manifesto, al centro dello stesso, è stata posta la raffigurazione del protagonista “lo sceicco bianco” e Wanda vestita da odalisca, abbracciata al suo eroe di carta. La scelta di Longi di rappresentare queste due figure come se fossero dei fumetti, oltre ad essere un sottile collegamento alla prima passione di Fellini che è stato un fumettista e caricaturista, evidenzia ancor di più la differenza che intercorre tra i personaggi reali (il marito e la prostituta) con il mondo irreale dell’attore in abiti di scena, che coinvolge nel set anche l’illusa protagonista femminile. La vita reale che si scontra con il mondo patinato che illude la povera Wanda e la lascia disperata. In questo senso il manifesto coglie in pieno ciò che sarà il fulcro della filmografia e dell’estetica felliniana, ovvero il sogno, un mondo onirico declinato in mille sfumature da Fellini attraverso i suo personaggi.
Carlantonio Longi (Livorno 08/09/1921-Sinalunga 05/09/1980), dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte di Firenze e l’Accademia di Belle Arti di Roma, intraprende giovanissimo da prima l’attività di pittore, poi di ritrattista e soprattutto quella di cartellonista cinematografico. La sua attività nel mondo del cinema è durata circa vent’anni, dagli anni’ 50 agli anni’70, comprendo così il “periodo d’oro” del cinema italiano. La sua attività ha spaziato molti generi cinematografici, da Ladri di biciclette (Vittorio De Sica, 1948), a L’avventura (Michelangelo Antonioni,1960), passando da Senso (Luchino Visconti, 1954) a Totò e Carolina (Mario Monicelli, 1955), affrontando anche la sfida dei manifesti per film stranieri, come ad esempio Il mago di Oz (Victor Fleming, 1939).
Chiara Merlo