L’immorale (P.Germi-1967)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Il manifesto è stato costruito nella maniera più “ classica” con l’immagine che occupa tutta la parte superiore e centrale, lasciando così libera la parte sottostante che ospita la parte testuale. La parte grafica, derivata dal bozzetto originale di Tino Avelli, è composta da due teste maschili che rappresentano lo stesso viso, poste al centro dello spazio, dividendolo così in due distinte metà. Nella parte sinistra sono raffigurate tre figure femminili, una figura maschile e tre figure di bimbi, tutte riprese frontalmente e illuminate da una fonte luminosa proveniente da destra, proiettando così le loro ombre verso sinistra. Nella parte destra vengono raffigurate le stesse persone riprese di spalle, illuminate da sinistra con le ombre proiettate verso destra. I due volti che corrispondono entrambi alla espressione ritrattistica di Ugo Tognazzi, si rivolgono alle figure di sfondo con due modalità distinte: il viso di sinistra è sorridente ed allegro mentre il viso di destra è triste e malinconico. Il nucleo di figure che a sinistra è sorridente, a destra gira le spalle occultando così alla vista le espressioni dei visi. I colori utilizzati sono decisi, sgargianti, pieni di vitalità e perfettamente aderenti al contesto degli anni ’60. L’immagine creata da Avelli veicola perfettamente la trama del film ed il significato del titolo: la doppiezza del personaggio di Tognazzi si palesa nella doppia espressione dei due visi riportati al centro del manifesto. Tanto l’uno è felice di volgere lo sguardo alle donne e ai bimbi che allegramente camminano, tanto l’altro viso ha una espressione malinconica e rassegnata nel vedere allontanarsi il gruppo sorridente, che ora gli volge le spalle, in un’immagine triste dove anche l’allegria dei bimbi si disperde come i palloncini in cielo. Il manifesto rappresenta inoltre il ruolo da protagonista di Ugo Tognazzi, riproposto ben tre volte e rimarca la sua doppiezza nella storia, la sua immoralità (sincera) verso le numerose donne. Il titolo scritto con un carattere minuscolo rosso di grande dimensione, ma non risulta allineato, dando così un senso di movimento, mentre sopra la lettera o è stato inserito il disegno di un’aureola, mentre all’interno della stessa è stata collocata la terza immagine di Tognazzi, con la funzione principale di trasmette la furbizia di chi crede di farla franca, nonostante tutto.
Tino Avelli nasce a Tripoli e si trasferisce in Italia prima a Catania, dove frequenta il liceo artistico, poi a Roma. Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti e l’Accademia di Francia, inizia a dedicarsi prima alla cartellonistica pubblicitaria, poi a quella cinematografica, collaborando con il maestro Ercole Brini. Nel suo lavoro sono difatti rintracciabili tratti fondamentali, trasmessi lavoro del maestro Brini, rielaborati però in un’impostazione grafica ed uno stile grafico innovativo. Vastissima la sua produzione che abbraccia diversi generi cinematografici. Tino Avelli continua tutt’ora a dipingere a Roma.