Le notti di Cabiria (1957-F. Fellini)
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Pellicola del 1957 diretta da Federico Fellini, Oscar al miglior film straniero nel 1958. Cabiria (Giulietta Masina), personaggio già comparso nella prima pellicola di Fellini Lo sceicco bianco, è una giovane ingenua che sbarcare il lunario inizia a fare la prostituta a Roma. Ma la ragazza esile dai capelli arruffati, i grandi occhi fanciulleschi ed una pelliccia rovinata, non sia avvicina nemmeno ai “classici” connotati di colei che intraprende il mestiere più vecchio del mondo, incarnati per esempio dalla procace Wanda (Franca Marzi). Il suo candore e la sua ingenuità nei confronti della vita, la spingeranno a crede ad un amore che non ci possere con l’annoiato divo del cinema (Amedeo Nazzari), ad un mago illusionista che deride i suoi sogni e ad un imbroglione che la circuisce e la lascia sul lastrico. Ma come insegna Fellini, il circo dell’esistenza umana è sempre pronto ad accogliere una nuova svolta.
Enrico De Seta coglie i tratti salienti non sono del personaggio di Cabiria, ma anche della concezione artistica di Fellini, proponendo un manifesto divertente e onirico allo stesso tempo. La scelta del cartellonista, che ha avuto un importante passato come fumettista e caricaturista, è stata quella di proporre il personaggio di Cabiria tramite tratti fumettistici, abbastanza inconsueti per un manifesto cinematografico dell’epoca. Così in un notte buia costellata da una piccola scia di stelle, un lampione illumina come se fosse un occhio di bue di teatrale memoria Cabiria, raffigurata come una ragazzina con i capelli pel di carota arruffati in una coda di cavallo alta, il viso sorridente e birichino, la pelliccia spelacchiata, un vestito rosso acceso ed una posa da marionetta. Un scelta che a primo acchito può risultare non attinente allo spettatore, poiché iconograficamente non ci sia aspetta che una prostituta venga resa senza ombra di malizia e sensualità e per di più come se fosse un cartone animato. In realtà questa scelta sposa alla perfezione la sceneggiatura che racconta l’ingenuità della giovane che diventa un burattino in mano ad una vita che non è la sua, un’anima candida e fanciullesca che cerca di essere quello che non può essere e diventa per questo una vittima. Il tratto caricaturale donato da De Seta rafforza l’idea dell’ingenuo candore e rappresenta nel contempo quell’intrinseca simpatia che Cabiria suscita nello spettatore, donando all’insieme un’aria leggera e divertente, tipicamente felliniana, che contrasta con le difficoltà che incontra il personaggio durante il racconto. La parte testuale in contrasto con lo sfondo scuro, incornicia l’immagine con il nome del produttore, regista e protagonista posti nella parte alta del manifesto, mentre i nomi degli altri protagonisti sono inseriti nella parte bassa. Il titolo in maiuscolo rosso, accompagna la parte bassa seguendo la curva della luce proiettata, chiudendo così di fatto l’immagine centrale.
Esiste un’altra versione del manifesto per la distribuzione italiana, che fu realizzata da Arnaldo Putzu che ha fatto una scelta di contenuti molto diversa.
Chiara Merlo