Lassù qualcuno mi ama (Somebody Up There Likes Me, 1956-R. Wise)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Un ring, due pugili di cui uno a terra che cerca faticosamente di rialzarsi, mentre l’altro in piedi, provato dal combattimento, attende che l’avversario prosegua l’incontro o si dichiari definitivamente sconfitto. Renato Casaro struttura il manifesto in maniera particolare e abbastanza inconsueta per la maggior parte degli artisti cartellonisti, ma che diviene nel corso degli anni una sorta di suo tratto distintivo, ovvero costruire l’immagine come se fosse una vera e propria inquadratura cinematografica, proponendo una vista da sotto in su, prediligendo sì la frontalità, ma affrontando la costruzione visiva da un punto di vista inconsueto. Il fruitore si trova così direttamente protagonista, sentendosi parte integrante dell’immagine, ricomprendo il ruolo di colui che assiste alla scena dal bordo del ring, in una posizione assolutamente privilegiata, tanto da poter vedere la tensione dei muscoli e la fatica dipinta sul volto di Paul Newman. L’immagine nel suo complesso è carica di drammaticità, non solo racchiusa nei corpi e nell’espressività dei due pugili, ma è sottolineata anche dal contesto che li circonda, un posto chiuso, totalmente avvolto nel buio, tanto da non riuscire a vedere se c’è un pubblico che assiste all’incontro, dove la sola luce che illumina i due combattenti arriva da un fascio concentrato, proveniente da una delle lampade che penzolano dal soffitto e che si susseguono in una linea prospettica, che dona profondità all’immagine nel suo complesso. Anche la scelta di Casaro di creare un’immagine obliqua, accentua sia il senso di difficoltà dell’uomo steso sul ring, sia il senso di claustrofobica drammaticità dell’immagine. Il tratto di Casaro è pulito nel suo ritratto fotografico, impiegato soprattutto per rendere la fisicità di Paul Newman, mentre l’uso sapiente del colore scolpisce i corpi e il guizzo dei muscoli tesi per lo sforzo. Apprezzabile inoltre la scelta di mettere in primo piano la storia narrata nella pellicola, proponendo un incontro di box, senza sfruttare troppo l’immagine di un vero e proprio sex symbol holliwoodiano come Newman.
Il film infatti è tratto dalla biografia di Thomas Rocco Barbella, conosciuto con lo pseudonimo Rocky Graziano, campione di boxe degli anni quaranta, riconosciuto come uno dei più grandi di tutti i tempi. La parte dei crediti, che chiude e completa il manifesto, segue la direzione obliqua del ring con il titolo del film e l’elenco del resto del cast, mentre è stato scelto di inserire il nome dell’attore protagonista nella parte alta del manifesto, con una chiara funzione di richiamo verso il pubblico cinematografico.
Chiara Merlo