La strada (1954- F.Felini)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>La pellicola presentata a Venezia nel 1954 e consacrata con l’Oscar come miglior film straniero nel 1957, è l’apertura di quella sorta di trilogia ambientata nel mondo degli umili e degli emarginati che prosegue con Il bidone e Le notti di Cabiria, quest’ultima pellicola consegna nelle mani del regista riminese il suo secondo Oscar. Proprio attraverso gli occhi di Gelsomina (una Giulietta Masina particolarmente osteggiata dai produttori, che dovettero ricredersi), lo spettatore vede il mondo reale confondersi con il mondo dello spettacolo e del circo, che diviene sempre più metafora del racconto felliniano. I protagonisti del racconto filmico Gelsomina, Zampanò (Anthony Quinn) e il Matto (Richard Basehart) diventano i protagonisti anche del manifesto creato da Giuliano Nistri, che coglie le prerogative dei personaggi e le esterna nei suoi ritratti, creando un dialogo contrastante tra le due scene che compongono l’immagine. Così il viso dolce e ingenuo di Gelsomina, con il suo trucco da clown, contribuisce ad illuminare la porzione alta del manifesto, immersa nella luce che simboleggiala sua giovinezza e il suo essere un’anima bella in un mondo, quello della strada, duro e scostante. Lo spettatore è attratto da questa porzione del manifesto, non solo perché è la parte messa in risalto dalla luci interne all’immagine, ma proprio perché il viso placido della Masina e i suoi grandi occhi indirizzati direttamente al fruitore, hanno una forza quasi magnetica. Impossibile passare oltre senza guardala. Nistri nella parte bassa inserisce i due protagonisti maschili, ritratti nella scena drammatica del loro scontro, proprio nell’atto in cui il Matto soccombe alla forza e all’ira cieca di Zampanò. Per questa scena, già altamente tensiva per il contenuto, l’artista sceglie di impiegare una gamma cromatica scura e carica, che fa da contrasto con la parte alta e luminosa. Nistri gioca appunto su questo contrasto per evidenziare sia il candore di Gelsomina, che la forza brutale e mortale di Zampanò, i visi dei due uomini, contratti l’uno per lo sforzo l’altro per il dolore, sono totalmente discordanti rispetto alla pacatezza di Gelsomina. Giuliano Nistri crea quindi un’immagine che condensa le caratteristiche dei personaggi e implicitamente della pellicola, con sono due immagini, che sono legate tra loro da un sottile dialogo che evidenzia la collisione tra il sogno di Gelsomina e la realtà della morte.
Completa il manifesto la parte dei crediti, con i nomi dei tre protagonisti inseriti nella parte alta del manifesto, tutti con eguale carattere e dimensione, nonostante uno fosse una indiscussa star, mentre il titolo è inserito in basso, con un maiuscolo rosso inteso, come intese sono le situazioni che lo spettatore si trova ad affrontare durante la visione.
Chiara Merlo