La storia infinita (Die unendliche Geschichte-1984 W. Petersen)
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Precursore del filone fantasy dedicato ai ragazzi ed ispirato al romanzo omonimo di Michael Ende, che in verità non apprezzò assolutamente la trasposizione cinematografica, racconta di un ragazzino, Bastian (Barret Oliver) che per sfuggire alle bruttezze del reale si rifugia nel mondo avventuroso dei libri. Grazie proprio a un curioso volume trovato in una libreria, prenderanno corpo le avventure straordinarie ambientate nel regno di Fantàsia e della sua sovrana l’Infanta Imperatrice (Tami Stronach), tristemente minacciati dal Nulla, una oscura entità che sta distruggendo le loro terre. Il giovane Atreyu (Noah Hathaway), a cui viene affidato il simbolo dell’Imperatrice, l’Auryn, cerca di compie la sua missione in groppa al suo cavallo Artax, aiutato dalla saggezza di Morla, la millenaria tartaruga e da Falkor, il FortunaDrago. Atreyu e Bastian sono strettamente legati nell’avventura del “libro nel libro” e la consapevolezza del sogno aiuterà Bastian a reagire alle difficoltà del mondo reale.
L’elemento onirico e la fantasia sono gli elementi portanti che uniscono sia il libro di Ende che il film e sono le chiavi di lettura che anche Renato Casaro utilizza per predisporre il manifesto creato per la versione italiana del film.
L’atmosfera è irreale, proprio come quella che si sviluppa nei sogni dove in un cielo oscuro punteggiato solo da piccole stelle, affiorano le figure dei personaggi che popolano il regno di Fantàsia, che l’artista colora solamente alternando il bianco con delle tonalità blu mischiate al grigio, rafforzando così la sensazione che siano figure irreali e frutto appunto della Fantasia, immerse in uno spazio senza confini che fa presagire l’avventura che attende sia giovani protagonisti, sia i giovani spettatori. Fulcro del manifesto sono tre dei protagonisti della pellicola, ovvero l’entusiasta eroe Atreyu in groppa all’immenso FortunaDrago Falkor e l’Infanta Imperatrice. Il viso della giovane debuttante Tami Stronach appare quasi fosse una visione, illuminata da una calda luce che si sprigiona dalla torre della sovrana, che è inserita proprio sotto Falkor, creando così una linea diretta di luce che unisce l’Imperatrice e l’eroe, sottolineando così il legame stretto che si instaura tra i due personaggi. Il FortunaDrago e Atreyu si librano nel cielo, simboli di quella libertà che solo il volo sulle ali della fantasia concede.
Renato Casaro restituisce i tratti dei personaggi e l’intera ambientazione con la consueta dovizia di particolati e l’iperrealismo che lo ha caratterizzato, utilizzando il ritratto fotografico per rendere il fedelmente i personaggi inseriti nel manifesto, utilizzando la tecnica dell’aerografo che lo ha accompagnato nella sua evoluzione stilistica. Curiosa e particolarmente azzeccata la scelta del lettering utilizzato per il titolo della pellicola, dove il maiuscolo dalla forma corposa è colorato con due colori, indaco e oro, che dissimulano la linea dell’orizzonte che unisce il cielo e la terra, ovvero la linea dove, forse, risiede la fantasia.
Chiara Merlo