La marcia su Roma (D. Risi, 1962)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>La marcia su Roma, film che lanciò nel panorama cinematografico italiano la coppia Tognazzi-Gassman, racconta l’allora recente storia fascista attraverso la comicità cafona dei due personaggi protagonisti: Domenico Rocchetti (Vittorio Gassman), un truffatore cittadino e Umberto Gavazza (Ugo Tognazzi) un furbissimo contadino, personaggi opposti ma complementari, proprio come lo sono i due attori in questa pellicola. In primo piano sono raffigurati i due personaggi in un atteggiamento di grande complicità, mentre sullo sfondo, nello spazio tra le due figure, viene inserita una scena che pare ripresa da una fotografia dell’epoca, nella quale è possibile scorgere la figura di Benito Mussolini e di Cesare Maria De Vecchi.
Il manifesto anticipa così ciò che lo spettatore ritroverà nella pellicola: una coppia di furbastri in cerca di un proprio tornaconto, in un periodo storico complesso. L’immagine dipinta occupa quasi tutto lo spazio, la figura di Gassman ha la testa girata verso destra leggermente ruotata all’indietro, la bocca aperta come se stesse parlando, mentre volge lo sguardo leggermente verso il basso in direzione di Tognazzi, rendendo così le reali proporzioni dei due attori. Tognazzi ha la testa girata verso sinistra, guarda il compagno dal basso verso l’alto con gli occhi ben aperti, le sopracciglia sollevate e la bocca chiusa. Ed è come se fosse un fermo immagine della pellicola stessa, poiché quello che viene rappresentato è ciò che esattamente accade per tutto il film: il personaggio interpretato da Gassman che cerca di coinvolgere e di convincere il compagno a partecipare alle sue avventure -l’espressione riproposta sul manifesto fa proprio trasparire questa faciloneria- mentre il viso di Tognazzi fa trapelare tutto il suo ruspante scetticismo e la sua perplessità. Entrambi indossano una divisa e un copricapo di colore scuro ed è questo il primo elemento che riconduce chiaramente al periodo storico.
Nel manifesto vengono veicolate anche le intenzioni del regista, che intende raccontare un episodio cruciale di una storia ancora così recente ed estremamente sentita, attraverso una chiave di lettura ironica e goliardica. Tutto questo emerge dalla scelta di raffigurare grottescamente i due personaggi, contrapponendoli ad un’immagine d’epoca, facendo così incontrare finzione e realtà, contestualizzando nel contempo il titolo del film, rendendolo così veritiero. Anche la scelta cromatica di sdrammatizzare il preponderante colore nero, con l’allegro giallo per il titolo e i crediti, è in linea con il generale alleggerimento da commedia. La raffigurazione quindi anticipa che il film non sarà una mera ricostruzione storica e non tratterà in maniera “seria” l’episodio, al contrario Dino Risi racconta attraverso una coppia tragicomica ma estremamente verosimile, il lato grottesco ed amaramente ironico sia del contesto storico e sociale, sia dei personaggi che lo hanno animato.
Il film uscito nel 1962, è una delle primissime riflessioni sul recente passato fascista attraverso una chiave comica ed ironica, nel pieno stile di Dino Risi e nel solco oramai tracciato di una commedia che – a partire dalla fine degli anni Cinquanta – cominciava una rilettura antieroica dei miti della storia nazionale.
(Chiara Merlo)