La macchina ammazzacattivi (1952-R. Rosselini)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Roberto Rossellini si cimenta con questa commedia fantastica,che ha avuto una lunga fase di gestazione e lavorazione, sorretto dal soggetto scritto da Eduardo De Filippo, carico di ironia e sarcasmo. In una piccola città italiana Celestino è un fotografo che pensa di aver visto il santo patrono del paese, Sant’Andrea. Il santo altro non è che il Diavolo, che regala a Celestino una macchina fotografica dotata di un potere sovrannaturale che consente di uccidere la persona ritratta. Celestino che dapprima non vuole utilizzare la macchina infernale, pian piano si convince di dover portare avanti la volontà del patrono, e inizia a fotografare i cattivi del paese, uccidendoli.
Averardo Ciriello realizza l’immagine per il manifesto dedicato alla distribuzione italiana, condensando la trama fantastica della pellicola attraverso gli elementi essenziali, ovvero la fotografia e il diavolo.
L’artista inserisce il fotografo in primo piano senza di fatto mostrarlo, di lui si vede nitidamente la mano che preme sull’innesco che consente di fotografare su lastra il soggetto, mentre il corpo è totalmente nascosto dal telo oscurante; una scelta questa che conferma il ruolo quasi secondario del fotografo nella storia, di cui non è importante conoscere il viso, ma il suo essere “burattino” nelle mani del diavolo. Dinnanzi alla macchina a soffietto si materializzano una serie di ritratti di personaggi, che lo spettatore deduce così essere i “cattivi” da eliminare. Un diavolo irriverente, avvolto dalle fiamme dell’Inferno, deride i visi fotografati anticipando così la loro fine, completando l’immagine. Le fattezze del diavolo intento a sghignazzare si contrappongono nettamente ai visi dei soggetti ritratti, sorridenti e rilassati poiché totalmente ignari della fine che li attende. Il manifesto nel suo complesso è di grande impatto, grazie soprattutto alla scelta cromatica che ben definisce la figura soprannaturale, di cui solo il viso è ben visibile nella sua forma antropomorfa, mentre il resto è avvolto da un rosso infernale che si insinua nella parte del manifesto, contribuendo così a donare all’intera immagine un’aura terrificante e inquietante. Ciriello dimostra la consueta maestria ne ritratto, cimentandosi con i visi impressi in bianco e nero nelle fotografie, mentre per il diavolo sceglie di modulare i tratti servendosi dei colori, alternando il rosso e il giallo, accentuando così l’elemento soprannaturale e spaventoso della figura. Completa il manifesto la parte dei crediti, con il titolo del film che ha unletteringdedicato che riprende i titoli di apertura della pellicola, mentre il nome del regista occupa una posizione defilata in basso e i nomi degli attori occupano la parte superiore del manifesto, fori dal quadrato dell’immagine.
Chiara Merlo