La lunga strada della vendetta (Der letzte Ritt nach Santa Cruz, 1964 R. Olsen)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>La pellicola è il risultato di una co-produzione tra Austria e Germania dell’Ovest, ed è da considerare come una sorta di punto d’incontro tra il cinema western classico americano e il nascente genere europeo, guidato dallo “spaghetti western”.
La storia narra le gesta di un cattivo interpretato da Mario Adolf, che uscito di prigione riesce a costituire una banda di ladri di banche. Inseguito dall’ex sceriffo (Edmund Purdom), ne rapisce la moglie e il figlio, costringendo così l’ex uomo di legge ad un lungo inseguimento pur di ottenere vendetta.
Immagine costruita in modo narrativo, nello stile estremamente cinematografico di Renato Casaro, che ha tra le sue peculiarità riuscire a restituire nel manifesto una visione ben precisa al fruitore, che si ritrova proiettato in una vera e propria inquadratura. Così lo sguardo dello spettatore si fa telecamera e il corpo in primissimo piano è “inquadrato” ad una distanza ravvicinata, dando quasi il senso di poter sfiorare i capelli che ha sulla testa, trasformando così un’immagine grafica in un’esperienza quasi sensoriale.
Casaro restituisce i protagonisti dell’immagine grazie all’utilizzo di piani sovrapposti, donando così la profondità delle sterminate praterie archetipe del genere western: in primissimo piano il cadavere a faccia in giù e le banconote sparpagliate davanti a lui, aiutando cosi lo spettatore ad individuare il personaggio come uno dei ladri, a seguire il secondo cadavere in primo piano, del quale non vediamo il viso ma notiamo le sue numerose munizioni, in secondo piano l’uomo con la pistola puntata dinnanzi, che si staglia al centro del manifesto grazie alla sua verticalità, alle sue spalle lo sfondo dell’immagine costituito dallo spazio sterminato della prateria a cui fa da quinta una catena montuosa. La gamma cromatica sottolinea il paesaggio, che risulta piatto e ampissimo, con un cielo plumbeo ed informe, mentre i tre personaggi comunicano attraverso i propri segni distintivi: il mazzo di banconote per il rapinatore, i caricatori incrociati sulle spalle del pistolero, l’uomo solo che cerca vendetta che ottiene grazie alla sua abilità e alla sua unica pistola.
Chiara Merlo