La donna che visse due volte (Vertigo-1958 A. Hitchcock)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Questa versione italiana del manifesto risulta suddivisa in due porzioni ben distinte; nella parte sinistra viene raffigurata una coppia formata da un uomo e una donna sorpresi mentre lui cerca di trattenerla per le spalle e lei pone la sua mano sinistra sulle sue labbra. Si scorge dell’intimità tra i due personaggi, l’uomo dall’espressione sconsolata che cerca di trattenere in una sorta di abbraccio donna che a sua volta con aria sofferente, blocca la bocca dell’uomo. Sembra una coppia come tante, colta in un momento di intima difficoltà grazie al consueto tratto nitido di Enzo Nistri e alla sua proverbiale capacità ritrattistica. Ma è proprio il cartellonista che sceglie di prendere per mano lo spettatore che osserva il manifesto per la prima volta, senza aver mai visto la pellicola, indirizzandolo verso la direzione giusta. L’artista sceglie di inserire un elemento importante che a prima vista può passare in secondo piano: la coppia viene inserita su di uno sfondo nero, che non solo esalta le due figure, ma possiede un ulteriore valore. Questo monocromatismo in realtà racconta molto sia della pellicola, sia dello stato d’animo dei personaggi. Lo sfondo, uniforme e senza sfumature, avvolge la coppia proprio come nella pellicola viene avvolta da un intrigo complicato e doloroso, che ha l’epilogo peggiore. Il colore scelto da Nistri è estremamente importate e si inserisce nell’immagine con un sottile simbolismo narrativo, veicolando sensazioni forti. La seconda porzione del manifesto, ovvero la striscia rossa contenente una parte di viso a grandezza doppia, a prima vista può sembra totalmente scollegata dalla parte sinistra. In realtà anche in questo caso l’artista compie una scelta ben precisa: il volto inserito ha le sembianze dell’attore James Stewart che è protagonista maschile della coppia nei panni di John “Scottie” Ferguson. Il dialogo tra le due porzioni però è ancora più profondo. La parte di volto visibile ha come punto attrattivo l’occhio, sgomento e attonito, che veicola i sentimenti del protagonista, la sua paura profonda e la sua ossessione; queste sensazioni vengo amplificate dalle scelte oculate compiute da Nistri, ovvero inserire il volto in uno spazio ridotto rispetto alla scena di sinistra e il monocromatismo. Lo spazio ridotto esalta l’angoscia trasmessa dall’espressione dell’uomo, che indirizza lo sguardo direttamente allo spettatore, trascinandolo così nella vertigine dei suoi sentimenti. Il colore rosso, universalmente riconosciuto come simbolo delle forti passioni, come l’amore o l’ossessione, e come il colore del sangue, ha la capacità di completare l’immagine trasmettendo un profondo senso di disagio nel fruitore, un disagio che si collega ancora una volta ai sentimenti del protagonista, alla sua dolorosa vertigine e all’epilogo luttuoso. Il rosso e il nero, sono colori intensi e assoluti che non consento compromessi, così come non è consentita una via di fuga ai due protagonisti e instaurano un vero e proprio dialogo tra le due parti del manifesto, un dialogo che si svolge su di una sottile ma profonda linea simbolica. Con questa scelta cromatica inoltre Nistri omaggia in modo profondo anche Hitchcock, vero e proprio maestro nell’uso simbolico dei colori all’interno delle proprie pellicole, che in questo film ci regala una vera e propria lezione enciclopedica sull’uso espressivo del colore.
Lorenzo (Enzo) Nistri è stato uno dei grandi protagonisti dell’epoca d’oro del manifesto ed assieme al fratello Giuliano ha formato una coppia eccezionale di artisti, pittori e illustratori impegnati per circa trent’anni nel campo della cartellonistica cinematografica. Romano, ha lavorato per le maggiori case di produzione firmando importanti manifesti come quelli per “Colazione da Tiffany”, “Notorius”, “La donna che visse due volte”, “Il pianeta delle scimmie”.
Chiara Merlo