La donna del fiume (1954-M. Soldati)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Averardo Ciriello realizza uno dei manifesti per la versione italiana, scegliendo di dedicare l’intero spazio a Sophia Loren, protagonista di questa pellicola realizzata proprio per definire il suo lancio cinematografico. Ancora una volta il manifesto cinematografico sottolinea e amplifica l’importanza di un determinato attore, sancendo così il suo ruolo già consolidato, oppure da consolidare, nel complesso sistema produttivo cinematografico.
L’immagine di per se è molto semplice e risulta essere didascalica in rapporto con il titolo della pellicola; una donna con indosso dei vestiti estivi, si avventura con una certa fatica dovuta all’acqua e agli stivali, in mezzo a un rigoglioso canneto. Il sole che illumina il verde delle piante, crea dei giochi d’ombra sulle gambe della figura femminile, mentre la parte superiore è illuminata da una luce frontale che mette in risalto il viso contratto e sofferente. L’immagine è ben lontano dall’essere idilliaca, poiché la donna ha tra le braccia il corpicino inanimato di un bimbo, rigido nella sua braccia aperte e il capo riverso all’indietro. La drammaticità dell’intera pellicola viene cosi condensata dagli elementi proposti nel manifesto: Nives (Sophia Loren) una giovane donna addetta alla marinatura delle anguille nelle valli di Comacchio, intreccia una relazione con Gino (Rick Battaglia), sorvegliante delle donne e contrabbandiere, che abbandona subito dopo aver saputo del figlio. Nives per ripicca lo fa arrestare, lascia Comacchio e trova lavoro come tagliatrice di canne sul delta del Po. Qui, dopo due anni, viene informata che Gino è evaso e la sta cercando; nei momenti concitati, il piccolo sfugge al controllo e muore annegato. Così il canneto, che doveva essere il simbolo di rivalsa verso la vita, diventa invece il simbolo del dolore perenne per la morte del figlio. La gamma cromatica utilizzata dall’artista, rende l’idea del paesaggio particolare in cui è ambientata l’immagine, dove il verde delle canne incontra il cielo plumbeo e l’acqua acquitrinosa rende difficoltoso il cammino della donna, che è appunto immortalata in un movimento lento. Anche la scelta delle luci per illuminare l’intera immagine contribuisce a dare carattere, con una luce calda che filtra tra il canneto e una luce frontale, fredda e decisa, per scolpire i lineamenti attrice e il corpo del bimbo, che risulta così essere il fulcro drammatico del manifesto, creando così un coinvolgimento emotivo allo spettatore.
Chiara Merlo