La città spenta (The City is Dark, 1954- A. De Toth)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Manifesto di grande impatto visivo creato da Luigi Martinati per la promozione italiana della pellicola interpretata da Sterling Hayden e Gene Nelson. L‘immagine è costruita come un’inquadratura cinematografica, che ci presenta una una figura maschile mentre lo sfondo è costituito da una lunga strada città, attorniata da alti palazzi. La figura è posta di tre/quarti di spalle, e si rivolge proprio alla strada, mentre con aria circospetta osserva l’orizzonte. Il fulcro della figura maschile è in questo caso rappresentato non dal viso ma dalla pistola, ponendo l’accento sulla violenza rappresentata dalla pistola, che diventa più importante del viso stesso del personaggio, che viene solo intravisto dallo spettatore. Il fruitore inoltre è catturato dalla visione prospettica della strada, che conduce l’occhio di guarda nella stessa direzione del personaggio maschile, ovvero lungo la strada e la sua fine, dove è presente una fonte di luce estraetemene luminosa. La gamma cromatica gioca un ruolo estremamente importante per l’armonia e la comprensibilità dell’immagine; l’artista scegli infatti di utilizzare pochissimi colori per realizzare la sagoma del protagonista, una macchia scura in primo piano, dove solo una piccola porzione del viso è debolmente illuminata dalla fonte di luce. Questa flebile lama di luce è in netta contrapposizione con l’intensità della luce centrale, che oltre ad ammantare i palazzi e il cielo di un’inquietante colore verde, amplifica il senso prospettico, definendo così la distanza tra essa i l’uomo. Il cromatismo predispone l’animo dello spettatore a un racconto noired è un omaggio e un richiamo dello stesso Martinati alla fotografia della pellicola, curata con attenzione da Bert Glennon, che enfatizza la sceneggiatura fotografando le scene con lampi di luce e un bianco e nero carico, che accentua la profondità di campo e le geometrie, proprio come nel manifesto creato da Martinati. Questo manifesto è uno degli esempi della stretta correlazione tra la creatività dell’artista cartellonista e dei creativi che hanno contribuito alla creazione della pellicola, con Martinati che interpreta, sintetizza la sceneggiatura e la traduce in segno grafico.
Luigi Martinati (Firenze, 1893 – Roma 1983)
Allievo dell’Accademia di Belle Arti di Firenze, si dedica immediatamente all’illustrazione pubblicitaria tra il 1923 e il 1941, creando numerosi manifesti dedicati alla pubblicità commerciale e al turismo. Ha lavorato a Roma come direttore artistico dell’IGAP (General Billboard Advertising Company); nel dopo la guerra abbandona l’industria pubblicitaria per dedicarsi esclusivamente alla cartellonistica per il cinema, creando con Anselmo Ballester e Alfredo Capitani, lo studio BCM da cui provengono molti manifesti tra i più famosi.
Chiara Merlo