Chi ha incastrato Roger Rabbit (Who Framed Roger Rabbit, 1988-R. Zemeckis)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Un blockbuster dal successo incredibile realizzato con metodi artigianali di gran classe; un film per bambini (in apparenza) dedicato agli adulti, che è sia un noir che un film d’animazione; un luogo d’incontro storico tra personaggi Disney e Warner, un rianimatore dell’animazione. Ecco, a sommi capi, cos’è Chi ha incastrato Roger Rabbit.
Andiamo con ordine
Chi ha incastrato Roger Rabbit (Who Framed Roger Rabbit-senza punto interrogativo che porta sfortuna) è una pellicola realizzata con la tecnica mista, uscito in Italia il 2 dicembre 1988, diretto da Robert Zemeckis e prodotto dalla Amblin Entertainment di proprietà di Steven Spielberg insieme alla Touchstone Pictures (ovvero la Disney senza metterci direttamente la faccia, visto i contenuti scarsamente disneyani). La tecnica impiegata mescola in compresenza, attori in carne ed ossa e personaggi di animazione, naturalmente non è il primo film realizzato con questa tecnica (uno su tutti Mary Poppins), ma l’artigianalità del lavoro analogico (scordiamoci infatti l’uso della computer grafica) realizzato dai tecnici della Industrial Light and Magic di George Lucas sotto la magistrale direzione di Richard Williams, funziona magnificamente ancora oggi, nonostante ogni personaggio animato
nell’inquadratura fosse realizzata e colorata a mano e inserita successivamente in pellicola, con l’enorme sfida di mantenere fluidi e tridimensionali i movimenti (ri-scordiamoci infatti l’uso della computer grafica); anche far tenere nelle mani di catoni animati delle pistole reali, non deve essere stata proprio una passeggiata (per la cronaca, usarono dei fili per muovere le pistole come marionette).
E’ un film per bambini? Se lo è, mente davvero molto bene dato che di fatto è impossibile relegarlo a un singolo genere o un unico target di destinazione. Legato all’immaginario che lo ha preceduto nell’animazione a tecnica mista, non è decisamente indirizzato al solo pubblico infantile.
É prima di tutto un film noir, dove le citazioni non sono compiaciute e strizzano l’occhio allo spettatore, ma sono realmente finalizzate alla sceneggiatura, con il protagonista Eddie Valiant che aderisce perfettamente alla figura dei romanzi hard boiled mentre la nostra Jessica è la tipica femme fatale (ricordiamoci però che non è cattiva, la disegnano così). Allo stesso tempo è pieno zeppo di cartoon che pur ancora molto molto famosi negli anni ‘90, appartengono in realtà all’immaginario dei cartoni animati dei genitori dei ragazzini anni ‘90. La vena grottesca è ampissima, pensiamo a Baby Herman, un neonato in carrozzina con sigaro, voce roca, che importuna la tata, arrivando sino al protagonista Roger Rabbit un coniglio antropomorfo buffo e ridicolo, che sta con una bomba sexy dai tratti umani, mentre il cattivone di turno non vuole conquistare l’universo, ma fa un gran casino per poter asfaltare (sì, asfaltare) Cartoonia per farci un’autostrada. Inoltre non vengono neppure tralasciati erotismo e riferimenti culturali: per i primi direi che basti ricordare la figura, frutto di
un’irrealistica fantasia maschile, di Jessica Rabbit e la frase di Baby Herman “Il problema è che ho le voglie di un cinquantenne e il pisellino di tre anni”. Il contesto culturale e storico invece si inserisce nell’acuta riflessione sul modo cinematografico calata in un contesto storico che richiama il clima corrotto che gravava su Los Angeles negli anni Quaranta. Inoltre compare la morte in modo prepotente e doloroso, lo spettatore di cartoni animati abituato a veder non morire mai Wile E. Coyote, si ritrova spiazzato davanti alla soluzione finale, allo sterminio dei cartoni da parte di un cartone stesso, come si rivela in Giudice Morton, grazie alla Salamoia. Cos’è quindi Chi ha incastrato Roger Rabbit? E’ una fonte ampissima di intrattenimento stratificato, dove la chiave di lettura è legata a doppio filo allo spettatore, alla sua età, al suo bagaglio culturale. Diciamo che è uno dei migliori blockbusterculturali mai realizzati.
Il miracolo dell’incontro epico tra Topolino e Bugs Bunny si deve completamente a un signore che si chiama Steven Spielberg. Convinse tutti, Warner Bros., Fleischer Studios, King Features Syndicate, Felix the Cat Productions, Turner Entertainment e Universal Pictures/Walter Lantz Productions a concedere i diritti per l’utilizzo di personaggi storici.
Logicamente gli Studios apposero clausole, tra le quali lo screen time dei vari personaggi ovvero Duffy Duck e Bugs Bunny dovevano rimanere in scena lo stesso tempo esatto di Topolino e Paperino (gli animatori la presero bene, il dito di Bugs Bunny credo sia un buon segnale).
Ah c’è pure Frank Sinatra che canta sotto forma di spada…
Veniamo ai protagonisti
Roger Rabbit. Il coniglio più ridicolo in assoluto, creato da una vera crasi tra i personaggi Looney e Disney.
Partendo dall’alto il ciuffo di capelli è di Droopy, la salopette è di Pippo, il cravattino di Porky Pig, i guanti di Topolino e le guance e orecchie di Bugs Bunny: un personaggio estremamente diplomatico.
Eddie Valiant
Investigatore privato che lavora da solo, un tipo “duro” e solitario, con una dieta alquanto discutibile a base di whiskey, con un passato doloroso e una non-relazione con Dolores; un perfetto personaggio hard boiled grazie anche al lavoro di Bob Hoskins, arrivato alla parte dopo l’esclusione di Harrison Ford (troppo costoso) e Bill Murray (se qualche volta rispondesse alla sua segreteria telefonica). Hoskins si è rivelato in realtà la scelta migliore per interpretare Eddie: la sua fisicità è in contrasto con il suo carattere e il tutto si scontra alla perfezione con i colori zuccherosi dei cartoni, la felicità e le canzoncine.
Inoltre Eddie Valiant e Roger Rabbit sono una perfetta coppia da buddy movie.
Jessica Rabbit
Il sogno totale degli uomini, lei e il suo vestito rosso. Il prototipo della famme fatale postmoderna, una dark lady a sua insaputa “Non sono cattiva, è che mi disegnano così”, iperrealistica e reale allo stesso tempo. Insuperabile.
Giudice Morton
Ecco il nostro Doc di Ritorno al Futuro, trasformato in un cattivo da manuale, gelido e disumano grazie al gestualità, alla mimica e alla voce diChristopher Lloyd. Morton in fondo è il prodotto del suo tempo, un ignorante capitalista dal sapore hitleriano, che vuole distruggere il sogno a colpi di cemento e salamoia, trasformando il tutto in una piatta autostrada, un non-luogo della mente e della realtà. Alla fine la sua vera natura esce allo scoperto e ammettetelo, è uno dei cattivi più spaventosi proposti mai
a un bambino, artefice di una delle scene più dolorose e traumatiche dopo la morte della mamma di Bambi, ovvero la salamoia che scioglie una scarpetta così carina. Per inciso questa Salamoia è una miscela di trementina, acetone e benzene, ovvero i tre diluenti per vernici riescono a cancellare un disegno…ammettiamolo in quegli anni ci siamo sempre agitati quando dovevamo mangiare le olive in salamoia…
Ha resuscitato l’animazione, grazie al suo successo planetario con più di 329 milioni di dollari incassati nel mondo, riavvicina il pubblico all’animazione classica americana, parecchio in difficoltà in quegli anni. Inutile dire che la Disney approfittò di questo suo successo per ripartire a produrre i grandi classici animati, creando una nuova epoca d’oro, dalla Sirenetta in poi.
Ecco a grandissime linee cos’è Chi ha incastrato Roger Rabbit nel panorama cinematografico e nella sua storia, dove ha un ruolo davvero speciale così come in tutti coloro che l’hanno guardato almeno una volta.
Chiara Merlo (che l’ha guardato più di una volta).