I manifesti cinematografici: materiali effimeri per eccellenza
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>I manifesti cinematografici rappresentano una delle espressioni più alte e al contempo ludiche della società dell’immagine e del consumo. In quanto strumenti effimeri per eccellenza, realizzati per durare un tempo relativamente limitato, conservano in sé fattori intrinseci di degrado derivanti sia dall’impiego di carte di scarsa qualità, sia dalle grandi dimensioni che non ne facilitano di certo lo stoccaggio e la conservazione. A ciò vanno aggiunte l’azione degli agenti atmosferici e le poco ortodosse modalità di affissione che, in alcuni casi, hanno influito in modo significativo sulle condizioni attuali di questi materiali destinati, per natura, ad essere esposti anche in ambienti non confinati.
Qualità scadente del materiale cartaceo
I supporti cartacei impiegati nella stampa tipografica erano prodotti utilizzando pasta chimica o pasta legno costituite da materie prime di scarsa qualità. Entrambe le paste, in particolar modo la seconda, possiedono componenti chimiche che sono spesso causa di reazioni di degrado: tali alterazioni inizialmente modificano la struttura della carta solo a livello microscopico. La presenza di agenti catalizzanti, accelerando le reazioni chimiche di degrado, comporta nel tempo la comparsa di alterazioni macroscopiche rilevabili anche ad occhio nudo. Le più comuni riguardano la variazione cromatica e la sensibile diminuzione della resistenza meccanica, ossia la fragilità del supporto. Un’ulteriore forma di degrado tipica delle carte prodotte industrialmente è la comparsa di fenomeni di foxing, ossia piccole macchie giallo-brune, le cui cause, non ancora del tutto certe, sembrano essere imputabili alla presenza in tracce di metalli pesanti all’interno dell’impasto fibroso.
Fattori ambientali
Va da sé che l’azione degli agenti atmosferici aggravi il degrado microscopico latente rischiando di rendere le alterazioni ancora più evidenti. Una forma di degrado molto comune dovuta a fattori esterni è la foto-ossidazione causata da una prolungata esposizione a fonti di luce intensa. Spesso le carte foto-ossidate presentano evidenti perdite del grado di bianco, che si manifestano, nei casi più gravi, come forti ingiallimenti o imbrunimenti del supporto. Inoltre, sebbene gli inchiostri utilizzati siano generalmente insensibili all’acqua, non sono rari fenomeni di sbavature di colore dovuti alla parziale solubilizzazione delle tinte.
Affissione e riparazioni
Anche la modalità di affissione dei manifesti può essere causa, in alcuni casi, di degrado. Solitamente si tratta danni meccanici, localizzati in corrispondenza dei margini, provocati da puntine metalliche che bucando il supporto possono comportare incisioni e lacerazioni. Inoltre, non di rado, l’area di applicazione della puntina risulta segnata da macchie di ruggine prodotte dalla spontanea ossidazione del metallo. Non trascurabile è, poi, l’eventuale presenza di nastri adesivi. Che siano stati impiegati per l’affissione, piuttosto che per eventuali riparazioni di fortuna, gli scotch rappresentano una comunissima fonte di degrado per il materiale: l’adesivo, infatti, con il passare del tempo si degrada e penetra tra le fibre della carta provocando l’insorgere di macchie difficilmente rimovibili.
Errate modalità di conservazione
Le grandi dimensioni di questi materiali creano non pochi problemi per quanto riguarda
archiviazione e stoccaggio: nella maggior parte dei casi, al fine di risparmiare spazio, sono stati piegati più e più volte su se stessi. Ciò ovviamente comporta la formazione di pieghe in corrispondenza delle quali la carta, resa meno resistente, tende a lacerarsi con facilità. La maggior parte dei danni di tipo meccanico, ossia strappi, lacerazioni e lacune, sono dovuti ad un’inadeguata manipolazione del materiale, già fragile per sua natura.
Parlando di conservazione non idonea pare doveroso sottolineare che anche le condizioni microclimatiche dell’ambiente in cui sono conservate le opere possono rappresentare una fonte di degrado tutt’altro che trascurabile. Ambienti molto umidi, come cantine o sotterranei, favoriscono l’insorgere di fenomeni di biodeterioramento. Infezioni di microrganismi o infestazioni di insetti, che si nutrono del materiale cartaceo, provocano alterazioni cromatiche e erosione dei supporti.
In conclusione, credo sia importante sottolineare che lo stato di conservazione di un’opera, in questo specifico caso di un manifesto, ovviamente non dipende da una singola causa, ma dall’insieme dei fattori di degrado che concorrono sinergicamente ad alterare l’oggetto.
Elisa Albano