Il Gatto con gli Stivali
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Come abbiamo già imparato per i precedenti personaggi, anche il felino che indossa degli stivali ha una lunga tradizione alle sue spalle, poiché deriva da una fiaba europea molto diffusa nella cultura popolare. Per avere la prima attestazione scritta di una storia contenente questo particolare personaggio, dobbiamo risalire sino alla seconda metà del ‘500 quando Giovanni Francesco Straparola, la incluse nella sua raccolta intitolata Piacevoli notti, contenente 75 novelle e fiabe e 75 enigmi, con il titolo di Costantino Fortunato.
Nel 1600 tocca al noto Giambattista Basile, condividere al sua versione della fiaba con il titolo Cagliuso, inserita nel celeberrimo Cunto de li Cunti, che racchiude le prime attestazioni di moltissime fiabe che trovano una forma scritta compiuta e destinata a divenire immortale.
E’ con lo stile conciso e classicheggiante di Charles Perrault, ne Histoires ou contes du temps passé, avec des moralitez del 1697, che il felino diventa a tutti gli effetti con gli stivali! “Un mugnaio, venuto a morte, non lasciò altri beni ai suoi tre figliuoli che aveva, se non il suo mulino, il suo asino e il suo gatto. Così le divisioni furono presto fatte: né ci fu bisogno dell’avvocato e del notaro; i quali, com’è naturale, si sarebbero mangiata in un boccone tutt’intera la piccola eredità. Il maggiore ebbe il mulino. Il secondo, l’asino. E il minore dei fratelli ebbe solamente il gatto.”
Inizia così la versione più famosa della fiaba con un felino parlante come protagonista che, grazie ad intelligenza e furbizia, riesce a cambiare la vita di un ragazzo orfano al quale il poverissimo padre mugnaio, aveva lasciato in eredità ai tre figli un mulino, un asino e appunto un gattino che si dimostra in realtà una risorsa fatata per il suo futuro di ricco e potente accanto alla bella principessa.
Anche il Romanticismo tedesco ha la sua versione della fiaba con l’opera di Ludwig Tieck, pubblicata a Berlino nel 1797 con il titolo Volksmärchen von Peter Lebrecht (Fiabe popolari di Peter Lebrecht), nella quale con una parodia teatrale della fiaba di Perrault, l’autore mira a prendersi gioco non solo della letteratura del tempo, ma anche e soprattutto del mondo berlinese e del pensiero illuminista. Senza scomodare il culto dei gatti dell’Antico Egitto, il mondo dei felini è sempre stato molto amato e citato nella cultura popolare, tanto da attrarre il complesso mondo della letteratura che lo ha declinato in moltissime modi, dalla fiabe di Esopo in poi, passando per il mondo fantastico di Lewis Carroll sino alle ambientazioni cupe di Edgar Allan Poe con il suo racconto Il gatto nero.
Il Gatto con gli Stivali è stato anche raccontato dai fratelli Grimm ma la versione della fiaba pubblicata nel 1697 da Charles Perrault, rimane comunque la più famosa e
universalmente diffusa e ha ispirato moltissimi adattamenti sia sugli schermi grandi e piccoli di cinema e televisione, sia nel mondo della carta stampata.
Una delle prime trasposizioni animate è del 1969 con l’omonimo film di Kimio Yabuki, da cui derivano altri due film animati dedicati al personaggio liberamente ispirato alla versione di Perrault, passando poi per il film del 1988 di di Eugene Marner con Christopher Walken.Del 2009 invece la versione animata intitolata La vera storia del gatto con gli stivali (La Véritable Histoire du chat botté).
Inoltre il felino più famoso delle fiabe è uno dei protagonisti principali della saga di Shrek.
Nel secondo capitolo l’orco verde più simpatico del grande schermo, affiancato dal suo inseparabile (e chiacchierone) amico Ciuchino, incontra il Gatto con gli Stivali, un abilissimo spadaccino fuorilegge di origine spagnola (doppiato da Antonio Banderas sia nella versione originale che nella versione italiana), che è stato assoldato dalla Fata Madrina per eliminare Shrek.
Da quel momento il duo diventa un trio verso nuove avventure che proseguono in Shrek terzo, dove i tre protagonisti si inoltrano in mare aperto alla ricerca del un giovane Arthur, erede al trono del regno di Molto Molto Lontano. Nel quarto capitolo della saga Shrek e vissero felici e contenti (Shrek Forever After– 2010) ritroviamo tutti i protagonisti, tra cui il Gatto che aiuta Ciuchino a salvare Shrek dalle perfide grinfie dell’elfo Tremortino, che con l’inganno ha imprigionato l’orco verde per accaparrarsi il regno.
L’aspetto che i disegnatori delle pellicole di Shrek hanno scelto per il Gatto con gli Stivali, è ispirato principalmente al più famoso spadaccino della cinematografia ovvero Zorro, che lo stesso Banderas ha interpretato in due film: La maschera di Zorro e The Legend of Zorro. Per rendere omaggio a Zorro, l’esordio de il Gatto in Shrek 2 è una parodia diretta del
personaggio, con il felino che marchia un tronco con la spada la una “P” (che sta per Puss, il nome inglese del Gatto), parodiando la più celebre “Z” di Zorro. Il cappello e gli stivali stessi sono invece ispirati ad un’altro famoso spadaccino, questa volta del mondo della letteratura, D’Artagnan il moschettiere francese per eccellenza.
Inoltre il Gatto è caratterizzato da accento spagnolo e riunisce in se alcuni gli stereotipi tipici legati agli ispanici e nonostante abbia un aspetto antropomorfo, conserva i tratti caratteristici dei comportamenti felini come leccarsi per pulirsi e vomitare palle di pelo! La sua simpatia, il senso dell’onore, il suo coraggio…e i suoi occhioni dolci lo fanno diventare inseparabile compagno di Shrek e Ciuchino!