Fumo di Londra (1966, A. Sordi)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Enrico De Seta ci presenta una doppia rappresentazione di Alberto Sordi, da un lato in perfetto stile inglese, un impettito dandy vestito di tutto punto, con un tight fumo Londra, bombetta e ombrello d’ordinanza, fiore all’occhiello e una copia del Times nella tasca della giacca; dall’altra parte uno scatenato Sordi, con una giacca ad otto bottoni rossi, con i risvolti e il fedora del medesimo colore ed una parrucca bionda, che rende ancora più sbarazzina la figura, in perfetto stile Mod, ovvero il modo di vestire della subcultura radicata in Inghilterra alla fine degli anni ’50, che rappresentava la modernità delle nuove dinamiche culturali giovanilistiche. L’artista ponendo in primo piano le due raffigurazioni, che occupano il medesimo spazio nel manifesto, suggerisce che questa dualità all’interno della pellicola, avrà un tempo comune, una sorta di contemporaneità. In effetti il protagonista Dante Fontana, interpretato da Sordi, antiquario di Perugia e grande ammiratore della cultura anglosassone, a Londra per partecipare ad un’asta viene in contatto con entrambe le facce della cultura anglosassone degli anni ’50, dove si contrapponeva la classicità dello stile inglese senza tempo e l’avanguardia dei giovani, pieni di ottimismo e spinti verso la modernità. Il manifesto condensa quindi due importanti aspetti della pellicola, che aiutano ad inquadrare il personaggio e la sua rocambolesca avventura. De Seta restituisce la straordinaria mimica facciale di Sordi, la sua maschera comica che riesce a modellare in espressioni che sono entrate nell’immaginario comico del cinema italiano, con da una parte il viso compito che cerca di esprimere una certa seriosità, anche se le sopracciglia eccessivamente inarcate e l’aria sorniona, tradiscono una certa ilarità, mentre dall’altra parte, il viso si apre in un’esplosione di felicità e di allegria contagiosa. De Seta rende le due espressioni tramite un fedele ritratto fotografico, con l’utilizzo di pochi colori caldi sapientemente modellati per una maggior definizione dell’espressività dell’attore. L’intero manifesto è giocato su pochi colori, oltre alle tonalità di grigio e a tocchi di colore rosso per definire le due figure, è stato utilizzato uno sfondo uniforme, sufficientemente neutro, in modo da far risaltare i due personaggi, la nuvola bianca (di fumo o di pioggia che sia, è pur sempre un simbolo tipicamente inglese) e il titolo della pellicola, scritto con un lettering rosso fuoco, mentre il nome del deus ex machina del film, è compreso tra le sue due rappresentazioni. Infatti Fumo di Londra è il primo film diretto da Alberto Sordi, dove lo stesso è anche sceneggiatore ed interprete.
Chiara Merlo