I dominatori della metropoli (Arriva John Doe -Meet John Doe, F.Capra, 1956)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Frank Capra ovvero Frank Russell Capra, nato Francesco Rosario Capra, è stato uno dei registi più importanti dell’epoca d’oro di Hollywood, fra gli anni trenta e gli anni quaranta, autore riflessivo sul suo tempo che ha saputo realizzare pellicole ricche di sfumature, capaci di divertire, emozionare e nel contempo far riflettere il grande pubblico. Non è da meno questo film del 1941 dal titolo originale Meet John Doe(Arriva John Doe), ridistribuito in Italia nel 1956 con il titolo I dominatori della metropoli, che appartiene ad un gruppo importante di pellicole in cui il regista rappresenta il decennio complicatissimo della Grande Crisi, ma anche dal New Deal di Franklin D. Roosevelt.
Carlantonio Longi realizza il bozzetto del manifesto, presentando il contenuto della pellicola in modo didascalico inserendo uno scorcio cittadino in notturna, uno sfondo che contestualizza e caratterizza la scena diventando una vera e propria quinta per l’azione. La città è formata da grattacieli illuminati da mille luci e brulica di persone e automobili che frecciano ad alta velocità, riconducendo così l’immagine all’archetipo di metropoli contenuta nel titolo del film. In primissimo piano, con un taglio prettamente cinematografico riconducibile ad un piano americano, è inserita l’immagine del protagonista, un Gary Cooper posto di tre quarti, con impermeabile e cappello tipici delle commedie noir, il viso teso e accigliato, lo sguardo serissimo e preoccupato indirizzato verso il fuoricampo. Il manifesto ha il pregio di raccontare il titolo della pellicola risultando forse slegato dal contenuto della stessa, anche per “colpa” della scelta in fase di distribuzione di rititolare il film, facendo scomparire l’importante riferimento a John Doe. Negli Stati Uniti l’appellativo John Doe è immediatamente comprensibile essendo entrato nell’immaginario collettivo americano come riconducibile all’uomo comune, tanto da essere utilizzato per i cadaveri senza nome e per coloro che coinvolti in una vicenda giudiziaria, voglio rimanere anonimi. Questo importante riferimento per il fruitore d’oltre oceano sarebbe rimasto totalmente svuotato del proprio significato per gli spettatori europei, tanto che la scelta di creare un titolo più evocativo per la pellicola, forse in questo caso non è completamente avulsadalla realtà, come capita invece la maggior parte delle volte. Longhi realizza un’immagine chiara e diretta per lo spettatore, accompagnando il viso evocativo di Cooper a una gamma cromatica scura, che riesce a rendere l’idea di una metropoli raffigurata in notturna, ma anchedi un contesto grigio e difficile da vivere per il protagonista. Altra scelta particolare è stata quella di escludere dal manifesto la protagonista femminile, quella Barbara Stanwyck star indiscussa del cinema di Capra.
Carlantonio Longi (Livorno 08/09/1921-Sinalunga 05/09/1980), dopo aver frequentato l’Istituto d’Arte di Firenze e l’Accademia di Belle Arti di Roma, intraprende giovanissimo da prima l’attività di pittore, poi di ritrattista e soprattutto quella di cartellonista cinematografico. La sua attività nel mondo del cinema è durata circa vent’anni, dagli anni’ 50 agli anni’70, comprendo così il “periodo d’oro” del cinema italiano. La sua attività ha spaziato molti generi cinematografici, da Ladri di biciclette(Vittorio De Sica, 1948), a L’avventura (Michelangelo Antonioni,1960), passando da Senso (Luchino Visconti, 1954) a Totò e Carolina (Mario Monicelli, 1955), affrontando anche la sfida dei manifesti per film stranieri, come ad esempio Il mago di Oz (Victor Fleming, 1939).
Chiara Merlo