Divorzio all’italiana (P. Germi 1961)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Vincitore di numerosissimi premi (Festival di Cannes, BAFTA Awards, Golden Globe, Nastri d’argento, sino all’Oscar come miglior sceneggiatura originale), campione d’incassi nell’anno d’uscita battuto solamente dal colossal hollywoodiano Barabba ed apprezzatissimo all’estero, Divorzio all’italiana segna la “conversione” del registra Pietro Germi alla commedia. E’ stato inserito nella lista dei 100 film italiani da salvare della Mostra del Cinema di Venezia.
Un evoluzione di Germi avvenuta senza rinunciare però agli elementi tipici del suo modo di fare cinema, ovvero la denuncia sociale e la polemica contro l’arretratezza legislativa italiana, evidenziando così un certo malessere diffuso.
Il manifesto di Averardo Ciriello condensa gli elementi contenuti nella pellicola: il primo piano del barone Cefalù (un irriconoscibile quanto magistrale Marcello Mastroianni) con capelli e baffi impomatati, la sigaretta nel bocchino e con lo sguardo rivolto verso il basso è il chiaro indizio di una ambientazione in un terra siciliana (e non solo..) d’altri tempi, un dramma racchiuso in un cliché.
Ciriello dimostra tutta la sua maestria ponendo attenzione ai dettagli e con il suo tocco dona morbidezza ai tratti induriti dell’attore, raffigurato in una posa seria e contrita, utilizzando sfumature di colore che conferiscono un’intensa emotività, mentre l’alternanza di luci ed ombre conferisce realismo alla rappresentazione.
Nella metà inferiore del manifesto è stato scelto di inserire la scena del delitto d’onore, per la quale è stato utilizzato un monocromatismo rosso con l’intento di enfatizzare gli elementi drammatici e passionali del momento immortalato.
Questo esperimento di Pietro Germi nella commedia fu talmente riuscito tanto da ispirare il filone, divenuto oro per il cinema italiano, della così detta commedia all’italiana, con la quale i registi anche quelli dediti alla produzione di film seri ed impegnati, comprendono che si possono affrontare i temi più delicati e profondi presentandoli con ironia e sarcasmo, utilizzando il registro comico come veicolo di riflessione, mentre il pubblico italiano scopre di amar ridire dei propri difetti.
Chiara Merlo