Il delitto del secolo (Walk East on Beacon, 1952- A.L. Werker)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Una figura femminile è posta al centro dello spazio fisico, illuminata da un occhio di bue, una luce che si contrappone al buio che la circonda ma, allo stesso tempo, evidenzia e sottolinea la sua postura che dissimula un passo incerto, con la mano sinistra portata al petto in un gesto codificato che comunica apprensione, il suo viso ruotato di ¾ e lo sguardo indirizzato verso l’alto, fanno comprendere al fruitore del manifesto che la donna si muove con circospezione, ha paura del buio che la circonda. Nel buio difatti si nascondono delle mani disegnate dall’artista Anselmo Ballaster aperte, mentre attorniano e calano su di lei, un altro modo questo per evidenziare la figura femminile e suggerire al fruitore del manifesto che non solo è al centro del manifesto, ma lo è anche della storia narrata, incarnando così idealmente i contenuti della sceneggiatura. L’artista inoltre inserisce all’altezza delle mani, delle linee curve che sottolineano anch’esse “l’occhio di bue” creato per evidenziare la donna, quasi fossero le componenti di una rete che cerca appunto di imprigionare la figura, che Ballester restituisce nelle fattezze di Virginia Gilmore.
L’interno manifesto ha una suggestione che richiama i toni dell’espressionismo tedesco, grazie alla gamma cromatica interamente giocata sui toni del grigio, fatta eccezione per il verde smeraldo utilizzato per far risaltare la figura femminile e la luce fredda e intensa, che crea un contrasto carico di drammaticità.
Il fruitore del manifesto si trova quindi davanti ad una narrazione giocata interamente su di un livello emotivo, dove i contenuti dell’immagine creata dalla maestria di Ballaster veicolano sentimenti ed emozioni, condensando così la pellicola che è stata ispirata da un articolo, firmato da J. Edgar Hoover intitolato “The Crime of the Century: The Case of the A-Bomb Spies”, in cui il discusso capo dell’FBI, racconta il caso Julius ed Ethel Rosenberg, passato appunto alla storia come il “delitto del secolo”. Il film è “docudrama”, una tipologia di pellicole molto in voga negli anni ’40, in cui i protagonisti sono l’agente federale Belden (George Murphy), incaricato di scoprire la mente comunista che si cela dietro un’importante fuga di notizie che mina la sicurezza nazionale, il professor Albert Kafer (Finlay Currie), uno scienziato che viene ricattato dai comunisti e Alexi Laschenkov (Karel Stepanek), una principale spia del cosiddetto blocco orientale.
L’atmosfera cupa e drammatica dosata dal Anselmo Ballester nel manifesto,anticipa e introduce lo spettatore alla visione di questo film, non particolarmente famoso e considerato negli anni come un film di propaganda, attinente al periodo storico riconducibile alla cosiddetta Guerra Fredda.
Anselmo Ballester (Roma, 15 luglio 1897 – Roma, 22 settembre 1974) è stato un pittore e cartellonista cinematografico italiano. Figlio di un pittore di origini spagnole, dopo aver frequentato l’accademia di Belle Arti di Roma, inizia a lavorare nella pubblicità cinematografica per le più importanti case di produzione del cinema muto prima e poi per le Major del cinema sonorizzato, affinando uno stile inconfondibilmente elegante e raffinato. I suoi lavori sono stati realizzati per le più grandi case di produzioni, tra le quali MGM, Warner Bros., Columbia, RKO, Titanus, Minerva, Fox, Paramount.
Chiara Merlo