Creature simili. Il dark a Milano negli anni ’80
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>VENERDI 2 DICEMBRE – ORE 21.00
CREATURE SIMILI. IL DARK A MILANO NEGLI ANNI ‘80
Un libro di Simone Tosoni e Emanuela Zuccalà (Agenzia X, Milano, 2013)
Erano dark, ma quelli più impegnati politicamente preferivano definirsi Creature simili. Simili ai punk, anche loro in lotta con un presente nero come i vestiti che indossavano, con la stessa ansia di sperimentare stili di vita alternativi. Simili, non uguali: perché ai ragazzi e ragazze oscuri il punk andava stretto, e il distacco li portava a cercare nella musica e nell’abbigliamento – ma anche nella letteratura, nell’arte, nel cinema – nuove identità e modi di stare insieme. “Creature simili” racconta e analizza, per la prima volta in Italia, la più folkloristicamente nota – e meno seriamente compresa – tra le subculture urbane degli anni ottanta. Dialoga con i protagonisti di quella stagione, interpellando testimoni privilegiati come musicisti (l’ex Bluvertigo Andy, i 2+2=5, Garbo), Dj (Pino Carata dell’Hysterika, Roy del Rainbow) e animatori culturali (Angela Valcavi, fondatrice della prima fanzine dark “Amen”, ed Emanuela Zini di “Batty’s Tears”). Dal Leoncavallo alle discoteche come l’Hysterika e il Viridis, dalle periferie ai ritrovi come la Fiera di Sinigaglia, dagli scontri con paninari e skin alle trasferte verso i Funeral Party, le loro parole regalano panoramiche sulla Milano schizofrenica degli anni ottanta. E rivelano quanto il dark di allora abbia influito sul contemporaneo.
Saranno presenti gli autori Simone Tosoni e Emanuela Zuccalà.
A seguire proiezione del film CONTROL (Anton Corbijn, GB, 2007) sulla vita di Ian Curtis cantante dei Joy Division .
In Inghilterra a metà anni ’70, i giovani cercavano la propria identità ascoltando i vinili dei loro miti (Buzzcocks, Sex Pistols, David Bowie). Si vestivano come loro, ne emulavano le movenze e si truccavano davanti allo specchio delle loro camerette tappezzate di poster sognando le luci del palcoscenico. Qualcuno ce la fece. A Macclesfield, a pochi chilometri da Manchester, un Ian Curtis appena ventenne si unì ad altri tre ragazzacci – Peter Hook, Bernard Sumner, Stephen Morris – per formare i Joy Division, band di culto che segnò l’inizio della scena post-punk.
Il fotografo e videomaker Anton Corbijn fa il suo esordio in lungo raccontando la storia di Ian Curtis, morto suicida a soli 23 anni. Il titolo fa riferimento alla canzone dedicata alla vita spezzata di una conoscente del leader dei Joy Division (“She’s Lost Control”) ma sembra anche descrivere quell’impossibilità di controllare il proprio corpo scosso dalle crisi epilettiche che fecero cadere il musicista in depressione. O, ancora, la mancanza di controllo nella vita affettiva, divisa tra la moglie sposata troppo giovane e l’amante conosciuta nel backstage.
Ingresso 5 euro.