Il cinema manifesto – Tecniche di stampa
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>La nascita del manifesto può essere sostanzialmente ricondotta all’invenzione della stampa, più precisamente all’introduzione di tecniche grafiche in grado di fornire alte tirature in tempi brevi. A ciò il materiale pubblicitario deve proprio una fra le sue caratteristiche principali, ossia la possibilità di essere riprodotto, almeno a livello teorico, in infinite copie.
È possibile, pertanto, ripercorrere la storia dell’evoluzione del manifesto attraverso la stessa evoluzione delle tecniche di riproduzione e di stampa, in particolare della tecnica litografica, le cui tappe ne hanno determinato significativamente sia lo sviluppo delle qualità estetico-formali, che la rapida affermazione come forma espressiva dell’epoca moderna.
Una prima svolta determinate si deve, senza ombra di dubbio, alla messa a punto della litografia a colori, o cromolitografia, il cui passaggio dalla realizzazione manuale all’impiego di grandi macchine da stampa ha reso possibile il raggiungimento di tirature dell’ordine di migliaia di esemplari al giorno.
La cromolitografia, brevettata in Francia nella prima metà del XIX secolo, non è altro che l’evoluzione policroma della litografia tradizionale. Caratterizzata da campiture piatte e compatte di colore, questa tecnica, molto apprezzata e impiegata dagli stessi artisti del periodo, rappresenta il vero punto di avvio della produzione grafica industriale di materiale pubblicitario.

Henri Brispot – Cinématographe Lumière, 1896. Cromolitografia, 120 x 80 cm. Bibliothèque Nationale de France, Parigi.
Già a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, inoltre, anche i progressi in ambito fotografico hanno permesso di raggiungere nella grafica dell’immagine livelli qualitativi sempre maggiori, abbattendo contemporaneamente i tempi delle procedure di stampa.
La fotocromolitografia, o photochrom, sviluppata negli ultimi anni dell’Ottocento, rappresenta un’ulteriore evoluzione della tecnica litografica e consiste sostanzialmente nel trasferimento dell’immagine fotografica sulla matrice di stampa.

Photochrom – Identificazione: superficie lucida, buona resa dei dettagli e trama disordinata tipica della litografia.
Il metodo di stampa di maggior successo che, dagli anni ’40 fino ad oggi, domina la scena tipografica è l’offset. Il processo, pur avendo avuto origine intorno ai primi anni del XX secolo, ha iniziato ad essere impiegato sistematicamente nell’ambito della grafica di cinema solo a metà del secolo scorso, in risposta alla necessità di stampare tirature sempre più elevate correlata all’esponenziale aumento della produzione cinematografica.
La tecnica offset impiega una matrice stampante, simile a quella litografica, che deposta l’inchiostro su un rullo inerte di gomma, il quale, a sua volta, lo posa sul foglio di carta definitivo.
Le immagini che si possono ottenere sono di due tipi: al tratto e a tono continuo. Le prime sono formate esclusivamente da bianchi e da neri, senza toni intermedi. Nel caso delle immagini a tono continuo, per riprodurre tutti i toni intermedi tra il bianco e il nero, si ricorre alla retinatura, ovvero alla scomposizione in puntini di dimensione variabile: più piccoli nelle zone chiare e più grandi nelle zone scure.

Offset – Identificazione: retinatura costituita da punti di dimensione variabile tra le alte e le basse luci.
Esiste, però, anche il retino a modulazione di frequenza, che utilizza micropunti di dimensione fissa disposti senza un ordine preciso. La forza del colore è data dalla minore o maggiore presenza di puntini e non dalla loro dimensione. Questo tipo di retino consente una resa molto accurata dei dettagli e viene utilizzato per riproduzioni di altissima qualità.
Sebbene questo articolo descriva in modo molto breve e coinciso solo alcune fra le tecniche impiegate nell’ambito della grafica pubblicitaria, risulta molto chiaro come la nascita, e la stessa evoluzione, del manifesto cinematografico siano indissolubilmente legate, non solo dal punto di vista tecnico, ma anche stilistico, alla storia delle tecniche grafiche che hanno caratterizzato l’epoca moderna.
Elisa Albano