Café Society (2016- W. Allen)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Scritto e diretto da Woody Allen, che per la prima volta ha utilizzato il digitale per realizzare una sua pellicola, racconta la storia ambientata negli anni ’30 del giovane Bobby Dorfman (Jesse Eisenberg) che abbandona la famiglia nel Bronx per seguire le sirene holliwoodiane della West Coast, dove lo zio gestisce un’agenzia di divi della celluloide, per poi fare il viaggio a ritroso per scoprire la New York viva e vitale dei cafè society, night club sofisticati e di tendenza che erano il punto di incontro elitario della società.
La scelta per la realizzazione del manifesto promozionale è estremamente chiara e diretta e stabilisce con il fruitore un contratto onesto, presentando un’impostazione grafica che chiarisce immediatamente cosa implicitamente ci si può aspettare dalla pellicola di Woody Allen. Il manifesto è essenziale, con uno sfondo nero sul quale si staglia un sinuoso mezzo busto di donna, che con il bianco della sua pelle, interrompe la monotonia del monocolore. Il profilo di donna parte dalla parte bassa a destra sino a giungere nella parte alta a sinistra, occupando così quasi totalmente l’intera porzione del manifesto, in tutta la sua essenziale ma al contempo sofisticata semplicità. I dettagli contestualizzano sia la figura della donna che il manifesto, collocando chiaramente la pellicola nel periodo storico in cui è ambientata, grazie alla classica pettinatura a caschetto dritto e regolare, che è iconograficamente collocabile negli anni ’30. Le lunghe ciglia rendono ancora più romantica l’immagine, disegnando un ventaglio sulla pelle etera della figura femminile; la bocca dipinta di un rosso accesso, interrompe l’eleganza del bianco e nero, diventando così uno dei punti focali dell’immagine regalando una luce sensuale all’insieme. Un altro dettaglio che richiama l’attenzione dello spettatore è la delicata lacrima che solca lo zigomo della donna, una lacrima ambrata, una lacrima dolce come le lacrime d’amore. I crediti completano l’insieme, con il titolo per il quale è stato utilizzato un prezioso color giallo miele, caldo e sfumato, che richiama la lacrima e che dona ancora più raffinatezza al manifesto; il medesimo colore è utilizzato per il nome del regista e per il cast, che è elencato nella parte alta a destra assieme al logo del Festival di Cannes, nel quale il film è stato la pellicola d’apertura nell’edizione 2016.
La ricerca sofisticata ed elegante della sinuosità del manifesto, rende omaggio non solo agli anni ’30 ma anche al lavoro compiuto da Woody Allen, che qualche critico a paragonato ai lavori di Ernest Lubitsch e al sapiente lavoro di Vittorio Storato, per la prima volta accanto al regista come direttore della fotografia e indiscusso maestro della luce di questa pellicola.
Chiara Merlo