Negli anni ’50 in mezzo alle dive sensuali come Mariln Monrooe, Liz Taylor, Jane Russell, Kim Novak, Rita Hayworth, alle italianissime maggiorate Marisa Alassio, Silvana Mangano, alla Lollo e Sophia e alle divine Grace Kelly e Katharine Hepburn, si affaccia nel mondo della celluloide un’altra Hepburn, molto diversa da queste dive, una giovane esile ed inconsueta creatura dall’aria malinconica, con grandi occhi da cerbiatto e dalla frangetta e capelli corti: Audrey.
Audrey Kathleen Hepburn-Ruston nasce a Bruxelles il 4 maggio 1929, abbandonata dal padre in tenera età, cresciuta con la madre durante gli anni durissimi della seconda guerra mondiale nell’Olanda occupata dai tedeschi, ha un solo grande sogno: la danza. Un sogno rincorso con anni di duro lavoro, proseguiti tra le mille difficoltà prima in Olanda e poi in Inghilterra, dove l’aspirazione di diventare prima ballerina s’infrange su un fisico troppo alto e segnato dalla malnutrizione della guerra. Un colpo durissimo che però non piega una quasi ventenne Audrey, che alla fine degli anni ’40 inizia a lavorare sia nel varietà come ballerina di fila, sia come modella e poi come attrice in piccole parti. La svolta avviene grazie alla allora famosissima scrittrice Colette, che la nota nella commedia musicale Monte Carlo Baby (Vacanze a Montecarlo) e la vuole fortemente per la sua pièce teatrale Gigi nel 1951.
Il resto come si dice, è storia.
Per il primo ruolo importante Audrey, per ironia della sorte, si ritrova a vestire i panni di una ballerina in The secret people, ruolo affidatole grazie all’insistenza di Valentia Cortese, che è la protagonista della pellicola. Audrey ancora poco conosciuta, approda al fianco di Gregory Peck in Vacanze romane e da qui arriva la grande celebrità. Le qualità attoriali e la spontanea freschezza della sua recitazione, spingono lo stesso Peck ad insistere con la Paramount per darle lo stesso risalto riservato a lui, che è sulla cresta dell’onda, nei titoli di testa e sui manifesti. È così convinto delle qualità di quella giovane, che le predice addirittura la vittoria di un Oscar come migliore attrice, premio che arriva puntuale nel 1954 proprio per Vacanze romane. Quella giovane eterea, così elegante e principesca nei modi aveva oramai conquistato non solo Hollywood.
Con Sabrina prende vita un’altro aspetto fondamentale dell’immagine di Audrey Hepburn, con il legame divenuto indissolubile negli anni, tra l’attrice e la Maison Givenchy. Grazie a questo straordinario rapporto, la moda entra in relazione con il cinema dalla porta principale, diventando addirittura un tema narrativo della pellicola, grazie alla metamorfosi della protagonista proprio grazie all’abbigliamento. Un cambiamento epocale per il cinema e per la percezione della diva, introdotto proprio grazie all’eleganza essenziale e carismatica di Audrey Hepburn. Difatti tra le caratteristiche peculiari delle star cinematografiche, un ruolo imprescindibile è svolto proprio dall’immagine e l’immagine del divo trova un fondamentale veicolo per la sua affermazione nella moda: da questo momento è la star che fissa implicitamente i canoni che divengono poi delle norme in uno specifico contesto storico/sociale. Così accade con la pellicola di Billy Walder, per la quale il conte Hubert de Givenchy crea l’intero guardaroba utilizzato da Audrey Heburn, compreso lo straordinario vestito da sera che l’attrice indossa durante il ballo con Humprey Bogart.
La moda essendo un vero e proprio termometro del cambiamento sociale dello stile, adotta l’immagine del divo come veicolo promozionale ma il binomio cinematografico Hepburn-Givenchy va oltre questa definizione, diviene realmente profondo e indissolubile poiché Monsieur Hubert dall’incontro con quella giovane dall’aria naturalmente elegante, che ama la sottrazione agli unitili orpelli, disegnerà le sue linee di moda ispirandosi unicamente a lei. Audrey Hepburn diviene così icona di stile e di eleganza assoluta, un mito che persiste tutt’ora, adorata e copiata ma assolutamente inarrivabile.
La Hepburn nel ’54 torna in teatro con Mel Ferrer, che da lì a poco diventa il suo primo marito e poi sul grande schermo con Cenerentola a Parigi (Funny Face) coronando così il suo sogno di ballerina ballando accanto al mito Fred Astaire. La sua carriera è in costante ascesa, riconosciuta puntualmente da numerosi premi internazionali. Tra le pellicole più famose interpretate da Audrey, Colazione da Tiffany (Breakfast at Tiffany’s) del 1961 riveste un ruolo cruciale, poiché è diventato uno dei film più visti, citati ed evocati nella storia del cinema, così come quel little black dress con i giri di perle che la Hepburn indossa all’inizio della pellicola e la straordinaria Moon river composta da Henri Mancini. Sciarada del 1963 invece è l’unica pellicola che la vede protagonista accanto a Cary Grant, mentre nel 1964 la Hepburn veste i panni Eliza Doolittle nel film musicale My Fair Lady.
Negli anni ’70 Audrey sceglie di diradare i suoi impegni lavorativi per crescere i due figli e vivere gli anni romani accanto al suo secondo marito. La sua ultima apparizione sul grande schermo nel 1988, con una piccola parte nel film di Steven Spielberg, dal titolo profetico, Always – Per sempre.
Si spegne il 20 gennaio del 1993, dopo aver trascorso gli ultimi anni lottando contro un male incurabile e impegnandosi con profonda passione come ambasciatrice UNICEF accanto ai bambini di guerra, dimenticati dall’occidente.
Carisma, naturale eleganza, intelligenza, perseveranza, profondo senso del dovere l’hanno accompagnata e l’hanno fatta diventare quel mito intramontabile, un vero e proprio simbolo universale di perfezione e di stile.
I manifesti cinematografici che hanno accompagnato le sue pellicole son stati quasi tutti realizzati da uno dei più famosi cartellonisti di origine italiana, ma consacrato da una fama internazionale: Ercole Brini. Nella carrellata sottostante, vengono compresi alcuni dei manifesti di questo artista e dei fratelli Enzo e Giuliano Nistri e di Averardo Ciriello, prendendo in analisi i tratti salienti che hanno portato alla restituzione dell’immagine della diva.
Per la prima pellicola da protagonista, Ercole Brini coglie da subito la naturale eleganza dell'attrice e la tratteggia in un abito da sera rosso, che mette in risalto il portamento regalatole da anni di danza classica e la sua aria quasi fanciullesca.
VACANZE A MONTECARLO (Jean Boyer e Lester Fuller-1951)
Sulla scalinata di Trinità dei Monti, i due protagonisti si tengono per mano proprio come in una delle scene della pellicola. Ercoli Brini tratteggia i protagonisti con il suo proverbiale uso di un chiaroscuro carico, anche se i colori utilizzati risultano tenui e trasmettono la freschezza giovanile di Audrey Hepburn e dell'aria tersa di Roma, in contrasto con il grigio serioso utilizzato per Gregory Peck. Alle loro spalle sono stati inseriti i simboli romani caratteristici, il Colosseo e una carrozzella, per contestualizzare sia il titolo che l'azione dell'immagine e far da ulteriore richiamo al pubblico americano.
VACANZE ROMANE (William Wyle-1953)
Brini coglie una delle evoluzioni dello stile Audrey immortalandola nel sontuoso vestito da sera di Givenchy. Il consueto tratto marcato dell'artista, diviene dolce e delicato nei tratti del viso dell'attrice, mentre rimane deciso nel tratteggiare il resto dell'azione, compreso i due barboncini che sono tenuti con grazia al guinzaglio. L'immagine trasmette una profonda eleganza, non solo grazie alla figura raffinata e regale della Hepburn, ma nel suo complesso grazie alla scelta di dosare pochissimi ed essenziali colori per definite l'attrice, che si staglia eterea su un fondo color senape.
SABRINA (Billy Wilder-1954)
Averardo Ciriello è il realizzatore del manifesto di questa pellicola tratta dal classico di Tolstoj. L'immagine è composta da molti elementi, l'azione di guerra sullo sfondo è concitata e carica di drammaticità e si contrappone alla figura della Hepburn in primo piano, eterea e delicata, con il viso dolce e definito da una luce diffusa che la rende ancor di più in contrasto con le figure maschili alle sue spalle, cariche di colori e di intensità drammatica nei volti.
GUERRA E PACE (King Vidor-1956)
Ancora Ercole Brini realizza il bozzetto del viso dell'attrice, che viene impiegato per i vari formati di manifesto promozionale. Con il suo consueto stile essenziale, tratteggiato da poche linee decise e da un chiaroscuro sapientemente dosato, Brini realizza un primo piano della Hepburn così vivo, delicato e straordinariamente intenso allo stesso tempo. Ercole Brini nel corso degli anni ha saputo come pochi cogliere e rendere le caratteristiche della Hepburn, restituendola in lavoro pieni di delicatezza e di vitalità.
CENERENTOLA A PARIGI (Funny face, Stanley Donen-1957)
In questa versione del manifesto, il primo piano dell'attrice è inserito quasi fosse un ritratto, mentre sullo sfondo è rappresentata con un tratto grafico e stilizzato una scena tipica parigina, con due giovani accomodati ad un tavolino del più tipico dei bistrò.
CENERENTOLA A PARIGI (Funny face, Stanley Donen-1957)
Anche in questo formato l'attrice è inserita quasi in contrasto con la scena grafica e stilizzata dello sfondo, che richiama altre tipiche situazioni “da cartolina” di Parigi, con la Tour Eiffel, le panchine nel parco e i bistrò.
CENERENTOLA A PARIGI (Funny face, Stanley Donen-1957)
Anche in questa versione, lo stile utilizzato è essenziale, come lo sono i colori utilizzati. L'attrice è anche questa volta in primo piano, posizione che ribadisce la sua importanza non solo nella pellicola ma nello star system in generale. Questa volta è il total black utilizzato per l'abito a fare da contraltare al candore delle pelle della Hepburn, che ancora una volta è resa grazie all'impiego di pochissime pennellate.
ARIANNA (Love in the Afternoon, Billy Wilder-1957)
L'attrice è in primo piano e occupa la maggior parte dello spazio, mentre sullo sfondo appena tratteggiate due automobili e l'ingresso dell'hotel Ritz a contestualizzare l'intera immagine. Lo stile impiegato da Brini anche questa volta è deciso e marcato per i tratti che definiscono gli abiti, mentre si fa delicato e strutturato nella realizzazione del viso, che pare emergere dal fondo bianco, trasmettendo l'idea di un'eterea eleganza che è intrinseca nell'attrice.
ARIANNA (Love in the Afternoon, Billy Wilder-1957)
Guanti rossi, capelli raccolti, gioielli che impreziosiscono, una sigaretta in un lungo bocchino per signora e sguardo diretto allo spettatore sono gli elementi essenziali che hanno reso questo manifesto tra i più famosi in assoluto. Il “gioco di sottrazione” di Brini in questo manifesto è ancora più evidente, difatti costruisce l'immagine con poche pennellate decise che sanno però trasmette la delicata sensualità e la sofisticata eleganza della protagonista di una delle pellicole più amate nella storia del cinema.
COLAZIONE DA TIFFANY (Breakfast at Tiffany's, Blake Edwards-1961)
In questa versione del manifesto, la figura dell'attrice occupa l'intera porzione del manifesto in altezza, essendo rappresentata in piedi, mentre regge il cappello a tesa larga rigida che indossa in una celebre sequenza, mentre con l'altra mano si appoggia elegantemente a un sottilissimo ombrello. Nell'insieme l'immagine richiama i cataloghi di moda e i bozzetti dei grandi couturier che hanno fatto la storia della moda. Anche qui viene celebrato implicitamente il rapporto strettissimo tra la Hepburn e la moda, che l'ha fatta diventare quell'icona di stile senza tempo.
COLAZIONE DA TIFFANY (Breakfast at Tiffany's, Blake Edwards-1961)
Su uno sfondo rosa, che fa da richiamo alla commedia romantica, al centro del manifesto è inserita la Tour Eiffel ed un calice di champagne, simboli della bella vita parigina. Audrey Hepburn è ancora una volta immortalata con uno dei suoi proverbiali cappelli a tesa larga, con il suo viso dolce ed intenso reso come sempre dalle mani di Brini con una delicatezza disarmante.
INSIEME A PARIGI (Paris - When It Sizzles, Richard Quine-1964)
Giuliano Nistri realizza il manifesto di quest'altra pellicola che è entrata nell'immaginario collettivo, come simbolo della classe e dell'eleganza della Hepburn. Qui l'attrice viene resa da Nistri grazie ad un ritratto fotografico che la restituisce in tutta la sua splendida, delicata e vagamente malinconica
bellezza. Attorniata dal colore rosa, che indirizza lo spettatore verso il genere romantico di questa pellicola musicale, l'attrice è come sempre in primo piano, occupando gran parte dello spazio e relegando il coprotagonista Rex Harrison sullo sfondo.
MY FAIR LADY ( George Cukor-1964)
Anche i questa versione del manifesto, Giuliano Nistri realizza l'attrice seduta in primo piano mentre il protagonista maschile è in secondo piano, in piedi mente le volge uno sguardo carico di ammirazione. Il tratto utilizzato dall'artista è lineare e pulito e rende ancora una volta la straordinaria eleganza dell'attrice, immortalata nell'abito bianco e nero con un sontuoso cappello, creato dal costumista premio Oscar Sir Cecil Beaton, diventato anch'esso parte del mito di Audrey Hepburn.
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