Amici miei (1975)
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Mario Moncelli, creatore del così detto filone della commedia all’italiana con I soliti ignoti (1958), idealmente pone fine allo stesso con la pellicola Amici miei. Il soggetto scritto da Pietro Germi doveva essere da lui diretto, ma l’aggravarsi della malattia e la sua morte, fecero passare il progetto nelle mani di Monicelli, suo grandissimo amico. Il film è il racconto amaro di un gruppo di beffardi amici e delle loro “zingarate”, in equilibrio tra gioco e follia ma con un mal celato dolore di fondo. Questi personaggi possiedono ancora una chiara e forte componente comica, ma risultano essere contemporaneamente connotati da una amarezza di fondo, risultando così dei patetici disillusi a cui non è più concesso un finale leggero. Il maschilismo cameratesco è ben interpretato dai 5 attori Ugo Tognazzi (il conte Raffaello Mascetti), Gastone Moschin (Rambaldo Melandri), Philippe Noiret (Giorgio Perozzi), Duilio Del Prete (Guido Necchi) e Adolfo Celi (il professor Alfeo Sassaroli).
L’artista Renato Casaro è il creatore del manifesto per l’uscita della pellicola, arrivata nelle sale italiane nell’ottobre del 1975. Casaro si conferma un anticipatore di stili, creando un’immagine che mescola le fotografie dei visi degli attori protagonisti e i disegni da lui creati, in anticipo sui tempi e sull’elaborazione digitale. Su uno sfondo scuro risaltano quindi i volti, che escono da una scatola a sorpresa sulla quale è inserito il titolo del film, una scelta questa che evidenzia il lato comico e ludico della pellicola, inserendo i protagonisti all’interno di una scatola destinata agli scherzi. Le molle colorate che sorreggono i volti, dissimulano un leggere movimento, dando così l’impressione della scatola appena aperta. Ugo Tognazzi, allora l’attore più famoso del cast, è posto al centro dell’immagine e risulta essere il centro focale dell’attenzione del fruitore del manifesto. All’ironia leggera e spensierata veicolata dalla scatola giocattolo, fa da contrasto alla scelta dei volti dei protagonisti, che non sono immortalati in pose beffarde e scanzonate, bensì hanno delle espressioni alquanto neutre dipinte sui volti, che diventano così quasi seriosi. Il manifesto anticipa così le componenti della pellicola, inserendo sia il lato giocoso delle “zingarate”, sia il lato malinconico e amaro che contraddistingue i protagonisti nel loro girovagare tra uno scherzo e l’altro. I crediti del film sono riportati in basso, grazie a un brillate color giallo mentre il nome del regista Monicelli è riportato in bianco, mentre i nomi degli attori più conosciuti (Tognazzi in bianco), sono inseriti in alto a destra, mentre il riconoscimento della paternità del soggetto e della pellicola stessa a Pietro Germi, è posto a sinistra.
Chiara Merlo