140 italiani tra gli autori dei manifesti custoditi da Fermo Immagine
/?php get_template_part('parts/single-author-date'); ?>Procede il lavoro di digitalizzazione e catalogazione promosso dal museo Fermo Immagine. Quest’opera, lo ricordiamo, è finalizzata a ordinare il patrimonio artistico presente nella collezione museale così da semplificarne la fruizione da parte del pubblico. Il lavoro si articola in molteplici fasi che vanno dal riconoscimento degli autori dei singoli manifesti, alla fotografia in alta definizione di ogni opera, per finire con l’inserimento dei dati tecnici in un vasto database digitale.
Per orientarsi in questo sterminato patrimonio di immagini (la collezione completa consta di circa 150.00 pezzi tra manifesti, fotobuste e locandine) si è deciso di non procedere a casaccio nella catalogazione ma di adottare delle precise linee guida. La porzione di manifesti con cui è cominciato il processo di digitalizzazione si è dunque basata sul criterio di selezionare le opere dei disegnatori italiani, tra i più apprezzati in tutto il mondo per la qualità dei loro lavori, ma troppo spesso ingiustificatamente sottovalutati o addirittura misconosciuti in patria.
Allo stato attuale delle cose l’archivio digitale consta di oltre 1200 documenti catalogati in modo definitivo e fotografie in alta definizione di circa 5000 pezzi della collezione, il tutto per quanto riguarda i prodotti di autori nostrani. Il dato sorprendente cui si è giunti è quello che vede la presenza nella collezione museale delle opere di oltre centoquaranta disegnatori italiani. Accanto ai manifesti di autori molto famosi come Renato Casaro (disegnatore tra le molte altre opere di manifesti iconici come quello di Balla coi lupi o Terminator 2 – Il giorno del giudizio), o il da poco scomparso Averardo Ciriello, o ancora il precursore vero e proprio del cartellonismo cinematografico Anselmo Ballester sono state rinvenute le opere di decine e decine di autori minori, alcuni dei quali sconosciuti e identificabili dalle sole firme. Tra questi il caso straordinario di Papuzza, autore solo di un pugno di opere relative a film minori, eccezion fatta per la prima versione del manifesto originale di Guerre Stellari.
Fermo Immagine rinnova dunque il suo impegno attivo nel riportare alla luce i frammenti relativi ad alcuni capitoli della storia culturale del nostro paese che, nonostante siano relativamente recenti, sono stati troppo presto relegati ai margini della memoria collettiva.